Ernestina: mamma dei missionari, Il ricordo del figlio
La signora Ernestina Rizzato, mamma di p. Renato Trevisan, è morta a Caldogno il 1° marzo. Padre Renato aveva trascorso alcuni mesi con lei per assisterla. Stava tornando dall'Amazzonia per starle nuovamente accanto, quando gli è giunta la notizia della morte. Ecco alcuni pensieri espressi da p. Renato nell'omelia funebre.
Gesù si spiegava spesso in parabole. Anch'io voglio ricordare la mamma raccontando alcune parabole della sua vita con noi. Voglio parlare, ad esempio, delle due rotaie su cui lei ha viaggiato, degli argini del fiume entro i quali è scorsa la sua vita.
Malattie e sofferenze
La prima rotaia o prima sponda del fiume sono i lunghi periodi di malattia che hanno segnato profondamente la sua vita. Nel 1974 aveva subito un intervento per la deviazione dell'intestino. Pochi lo sapevano. Era un handicap non indifferente per una donna, ma il suo dolce sorriso traeva ...in inganno. E quante altre malattie si sono susseguite durante tutti questi anni di vita!
Ultimamente ripeteva spesso, scossa dal male: "Ma perché il Signore non mi prende da questo mondo? Perché mi lascia qui a soffrire così tanto?". L'unico significato del dolore nella nostra vita sta nella parola di Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi spenderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà" (Marco 8,34-35).
Il lievito della famiglia
Nel vangelo Gesù parla del seme di senapa e del lievito; sono immagini che riguardano la vita domestica quotidiana di mia madre. Siamo alla seconda rotaia, al secondo argine del fiume: la gioia e la felicità. Nel "lievito e la massa" rivedo mamma che prepara la sfoglia per le tagliatelle.
Lei stessa era sempre "in lievitazione": la vedo muoversi in bicicletta per le vie di Caldogno, andare al fontanile a lavare i panni e aiutare le amiche... Era come il lievito non solo in casa e in famiglia, ma anche nella società e nella missione, dove veniva spesso a trovarmi con le sue lettere. Ha accompagnato la vita missionaria del figlio e quella della congregazione. Ha conosciuto il nostro modo di vivere e si è lasciata conoscere dai missionari.
In questi ultimi anni, la malattia le aveva tolto la possibilità di lavorare e di muoversi. Poteva usare solo le mani e così ha preparato con l'uncinetto tante "presine". Mi ha detto di portarle in Brasile, perché chi lavorava in cucina per fare da mangiare non si scottasse con le pentole. Attraverso gesti semplici, mamma voleva che i saveriani sentissero il suo calore e affetto.
Che Dio conceda a mamma Ernestina il premio che le ha preparato per lei fin dall'eternità!