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Emmanuel è vivo grazie a loro

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Prudence Cigolo e Akilimali Ngendo, di Bukavu, erano impossibilitati a far curare il loro quinto figlio, Emmanuel. L’assassinio delle nostre tre sorelle, Olga, Lucia e Bernardetta, a Bujumbura, il 7 e 8 settembre 2014, è stato uno dei passaggi attraverso i quali la Provvidenza è venuta loro incontro, come testimonia la mamma.

Nostro figlio Emmanuel è nato il 24 dicembre 2012. Pochi mesi dopo, gli è stato diagnosticato un grave problema al cuore, la tetralogia di Fallot, che necessitava un intervento in un centro specializzato in Europa. Mio marito ed io, semplici insegnanti, non avevamo la possibilità di intraprendere né il viaggio, né le cure. Il bambino aveva unghie e occhi blu, era senza forza, anche dopo un anno non si muoveva. Ogni tanto sveniva, correvamo all’ospedale e poi lo riportavamo a casa. Piangevamo ogni giorno.

Eravamo in contatto con i saveriani, che avevano lavorato nella nostra parrocchia. Un giorno, siamo andati a parlare con p. Faustino Turco, superiore regionale. Arrivato a casa nostra, ha visto il bambino e ha detto: “Per adesso non abbiamo la possibilità di soccorrerlo, ma forse il Signore ci aprirà una strada”. E dato che il Signore è grande, e resta il Signore, ha permesso, attraverso il sangue delle tre sorelle Olga, Lucia e Bernardetta vilmente assassinate in Burundi, che il bambino potesse guarire.

In quello stesso giorno, p. Faustino era sceso a Bujumbura. C’era sul luogo anche una coppia di medici italiani di passaggio, Lorenzo e Flaviana. Saputo che Lorenzo era un chirurgo, p. Faustino gli parlò di Emmanuel. “Da soli non sappiamo darvi risposta - risposero - ma in Italia vedremo che cosa potremo fare”.

Qualche mese dopo, Lorenzo e Flaviana lo chiamarono. “Insieme alla nostra associazione Il Castello dei Sorrisi di Verona, stiamo vedendo come Dio può aiutarci a salvare questo bambino”. Ci richiesero i referti medici di Emmanuel e, a fine 2014, siamo partiti, lui ed io, per Soave (VR). Ci sentivamo a casa. Appena Emmanuel fu operato, mi fecero entrare in terapia intensiva. Guardai subito le unghie: avevano un colore normale! “Signore, mio figlio è guarito!”, dissi. Abbiamo pregato con Lorenzo e Floriana e gli altri membri dell’Associazione. Il chirurgo mi aveva detto che Emmanuel avrebbe dormito per dieci giorni e, al risveglio, avrebbe passato dieci giorni in terapia intensiva e cinque in pediatria. Tre giorni dopo, però, mio figlio si risvegliò. Tutti erano contenti, gli portavano giocattoli e lui faceva dei movimenti per afferrarli. Emmanuel rimase in ospedale ancora due settimane e poi tornò a casa. Tornavamo all’ospedale solo per i controlli, per oltre due mesi.

L’inizio della rinascita di Emmanuel è avvenuta a partire dal giorno dell’assassinio delle nostre tre sorelle. La loro vita, per me, non è andata persa, perché in nostro figlio essa è tornata. La dottoressa che ha operato mio figlio si chiama Lucia: “Non è un caso - le ho detto - fra le sorelle c’è anche Lucia! Questo bambino è un benedetto da Dio!”. Si mettevano tutti a ridere quando parlavo. Ogni anno, il 7 settembre, andiamo tutti in famiglia al cimitero di Panzi, dove riposano le sorelle, e preghiamo: “Care sorelle, noi siamo sempre con voi, continuate a pregare per noi”.

Dal momento che p. Faustino, Lorenzo e Flaviana, la loro Associazione e tante altre persone hanno sentito compassione per Emmanuel, le meraviglie di Dio si sono manifestate in lui. Ho detto a p. Faustino: “Adesso capisco quello che siete venuti a fare qui. Avete lasciato l’Italia per venire ad evangelizzare qui da noi, e vi prendete cura di gente che non conoscete neanche, dei poveri… Non sapevate dove sareste andati, che cosa avreste incontrato, ma per l’amore di Cristo siete partiti! Che il mio Dio vi renda il doppio!”.



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