Elogio della sobrietà
Virtù dell’avvento, virtù di sempre
Questi ultimi mesi del 2007, con l’avvento ormai imminente, ci conducono al nuovo anno, liturgico e solare. Sono anche un invito a riflettere su una virtù tipica dell’avvento, collegata al mistero del Dio che si fa uomo e “ci insegna a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (Tito 2,12).
Qual è il significato etimologico di "sobrietà"? "Sobria" è una persona che non si ubriaca, oppure che si lascia condurre dalla saggezza. Comunque sia, sobrio è chi usa con moderazione le cose e non esagera nel consumare i beni terreni, per non recare danno né a sé né agli altri. La sobrietà quindi è virtù umana, prima d’essere cristiana.
Senza sobrietà non c'è giustizia
La sobrietà non è solo l’auto limitazione nell’uso dei beni terreni, che pure è necessaria se non vogliamo distruggere il nostro mondo. È anche e soprattutto uno stile di vita. Uno stile fatto di semplicità e di rispetto verso gli altri: evitare gli sprechi, rispettare la natura, non sentirsi padroni del mondo, aver cura degli altri.
È il contrario di quell’autonomia radicale per cui ci si permette tutto, fino a calpestare i diritti e la libertà altrui e a possedere e quasi dominare i beni e le persone. Non per nulla - come afferma san Paolo - la sobrietà si accompagna alla giustizia e alla pietà. In questo senso, per noi missionari la sobrietà è una virtù significativa.
Purtroppo in questo tempo di consumismo, l'uso e l'abuso delle cose e delle persone stanno contagiando tutti, come forme di ingiustizia che vengono tollerate, per il semplice principio che “tutto ciò che è possibile è, per ciò stesso, buono".
Apparteniamo gli uni agli altri
Quella che oggi si chiama la mentalità “vincente”, tipica del nostro mondo, non tiene conto dei “perdenti”, di coloro - e sono tanti! - che non riescono a tenere il passo nella società globalizzata. La sobrietà ci ricorda invece che dobbiamo preoccuparci dell’altro, trattandolo con cura e rispetto.
Ha fatto impressione quando l’Istat ha detto che in Italia ci sono ancora oltre sette milioni di poveri. Ma questa notizia non ci ha portati ad abbassare i nostri consumi. La sobrietà, invece, vorrebbe ricordarci che “tutti ci apparteniamo”, e che io mi devo limitare nei miei diritti, per permettere anche al povero di esistere e di vivere in modo dignitoso.
Sobrietà è anche la capacità di superare i pregiudizi e le etichette, per guardare con occhi benevoli tutte le persone che incontriamo, anche quando hanno sbagliato. Sobrietà è volontà e capacità di dialogare con tutti, permettendo a ciascuno di essere se stesso senza pretendere di livellarlo sulle mie attese e sulle mie convinzioni, pur giuste e sante.
La cupidigia di pochi, la fame di molti
Sobrietà è uno stile di vita - personale e comune - che è urgente assumere nel nostro tempo in cui la voglia di possedere, dominare e sfruttare sconsideratamente cose e persone, sta distruggendo la nostra casa terrestre, compromettendo la convivenza e la stessa pace del mondo.
Noi missionari siamo testimoni di situazioni di povertà estrema. Non sono frutto del caso o di un malefico incontro degli astri, ma della voracità degli esseri umani. La cupidigia di pochi provoca la fame di molti, e questa intollerabile situazione del mondo si perpetua sotto i nostri occhi. È urgente che il “mondo dell’opulenza” comprenda che la nostra maniera di vivere sopra le righe condanna molti nostri fratelli alla povertà e toglie loro la possibilità di vivere.
Bisogna ritornare alla sobrietà
Giovanni Paolo II, nell’enciclica missionaria Redemptoris missio, ci invitava a un nuovo stile di vita più austero e sobrio, come “la via per diventare fratelli dei poveri” (59) e per costruire un'umanità nuova, guidata dall’attenzione verso i più deboli e dalla corresponsabilità, in cui tutti abbiano quel minimo indispensabile che è la base per una pacifica convivenza dei popoli.
Gesù ci ha ricordato che la qualità della vita non dipende dalle cose che abbiamo (cf Lc 12,15), ma dall’amore che ci guida e dalla comunione che riusciamo a stabilire con tutti.
Non sarà la sobrietà la virtù da perseguire, non solo nello spirito dell'avvento e del Natale di nostro Signore, ma per tutto l'anno e per sempre?