Elisabetta ha scelto la missione
Una giovane saveriana di Cologno al Serio
A fine di giugno, una giovane donna decideva di consacrarsi per tutta la vita alla missione. Si chiama Elisabetta Pelucchi e, nella chiesa dove è stata battezzata, ha proclamato il suo sì al Signore, accettando con gioia la vocazione missionaria che Gesù le ha proposto.
Dopo un viaggio in Brasile
Seguire la propria vocazione nella dinamica della vita cristiana è una cosa normale, anche se oggi è un evento raro. Durante la celebrazione, il parroco di Cologno al Serio ha ringraziato il Signore per aver potuto presiedere alla consacrazione religiosa di due figlie della sua comunità parrocchiale. È il solito ritornello: mancano vocazioni. Nonostante questo, ci rallegriamo per Elisabetta. Lei c’è, e ha scelto la missione nella congregazione delle missionarie di Maria, conosciute come saveriane.
La loro nascita risale al 1945 su intuizione del saveriano p. Giacomo Spagnolo e di Celestina Bottego, che concretizzarono il desiderio del Conforti, fondatore dei saveriani, di istituire una congregazione femminile missionaria da affiancare ai saveriani. Le saveriane oggi sono 350, di diverse nazionalità.
Elisabetta ha conosciuto le saveriane nel 1995, durante un viaggio in Brasile, quando fece visita allo zio p. Esvildo. Dopo il viaggio e molti altri incontri, ha iniziato il suo cammino di formazione. Dopo il noviziato, nel 2000 si è consacrata alla missione con i voti temporanei e poi, da Parma, si è trasferita a Milano per terminare gli studi.
Il rametto di una grande pianta
Il cammino di Elisabetta non è stato facile. Un incidente in cucina le causò la menomazione della mano sinistra; alcune dolorose vicende familiari le hanno provocato grandi sofferenze. Il Signore, però, l’ha sempre accompagnata mettendo sul suo cammino tante persone che l’hanno sostenuta e aiutata. Ora andrà negli Stati Uniti per studiare l'inglese; poi partirà per la Thailandia, sua destinazione missionaria. Darà man forte alla comunità delle saveriane che da qualche anno lavorano in quella nazione asiatica.
Elisabetta così descrive la sua vocazione: “Ho percepito questa chiamata alla missione come un invito ad allargare i confini della mia vita. Non mi sono mai sentita un fungo che spunta per caso, ma il rametto di una pianta più grande, che ha le radici nella parrocchia dove sono stata battezzata. Sono cresciuta tra le vecchie mura di un paese medievale, che mi hanno sempre dato protezione. Perciò sono consapevole di non essere sola a vivere la vocazione missionaria. Con me porto un dono che a mia volta ho ricevuto. Sarà bello poi tornare qui, per portare quanto mi regalerà la chiesa che incontrerò. Insieme è possibile celebrare le meraviglie che, sempre e ovunque, il Signore opera”.
Chiediamo a tutti voi, cari amici e amiche, un preghiera per la missionaria Elisabetta.