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Il motore della santità di Guido Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani, è un incontro del tutto speciale con il Crocifisso. Mons. Guido è dichiarato "beato e santo" per aver parlato in prima persona con Cristo in croce e per aver ascoltato la sua voce. Ciò fa bene anche a noi che, in un mondo di intrecci impossibili, continuiamo a preferire atteggiamenti di fiducia, benevolenza e dialogo ad altri atteggiamenti che portano divisione e morte.

Ma c'è di più. La canonizzazione del vescovo Guido fa certamente del bene anche alle grandi religioni dell'umanità, sollecitate dagli eventi ad abbandonare una conoscenza puramente intellettuale della fede e, allo stesso tempo, a liberarsi dalla presunzione di bastare da sole a conoscere la verità.

Dalla sacrestia alla cattedrale

Abbiamo la certezza che Guido Conforti ha parlato con il Crocifisso quando era ancora nell'età in cui i fanciulli escono per la prima volta dal cerchio domestico e iniziano il cammino delle conoscenze astratte. La conferma ci viene dal fatto che, nel 1907, dopo essere stato nominato vescovo di Parma, egli decide di recuperare un grande Crocifisso, finito in disuso nella sacrestia della chiesa di Santa Maria della Pace, da tempo chiusa al culto.

Un Crocifisso in cartapesta, per nulla differente da altri Crocifissi che ancora oggi sono appesi ai muri delle sacrestie nella campagna parmense, a ricordo della fede che si viveva al tempo della unità dell'Italia. Ebbene, san Guido fa trasportare quel Crocifisso nella sede vescovile, lo fa restaurare e lo fa innalzare sopra l'altare maggiore nella sua cattedrale.

Lo storico che ha documentato la vita di san Guido (Angelo Manfredi, "Guido Maria Conforti", Emi 2010), racconta di un prete che il vescovo aveva accompagnato, un giorno, là dove il restauratore era all'opera sul grande Crocifisso in cartapesta. A quel prete il vescovo aveva chiesto: "Le piace"?. "Sì". "Ma lei non sa la storia di questo Crocifisso? Quando ancora frequentavo le elementari, mi fermavo ogni mattina davanti a Lui e lo guardavo, e Lui guardava me e pareva che mi dicesse tante cose".

Amore nella mente e nel cuore

La testimonianza di quel prete è riportata negli atti della canonizzazione di san Guido. È ovvio che a nessuno sarà mai concesso di sapere quello che è passato, in quegli incontri speciali, tra il Crocifisso e Guido. Sono cose che fanno parte delle misteriose trasformazioni che Dio, nel suo amore, opera nelle creature quando le rapisce per farle diventare sante come Lui è santo.

Noi possiamo tuttavia immaginare quanto bello sia apparso quel Crocifisso ferito e insanguinato agli occhi del piccolo Guido. Possiamo immaginare che quei colloqui hanno provocato in Guido la resa dell'intelletto al cuore. Così che, mente e cuore insieme, hanno cominciato ad attingere alla conoscenza che viene dall'amore.

Ripercorrendo poi la traiettoria della vita di san Guido Conforti, possiamo affermare che l'amore di Gesù Crocifisso è cresciuto con lui. Viatico misterioso, ha iniziato a nutrire in lui, fin dai giorni dell'infanzia, lo stupore e il coraggio della verità. Lo ha poi accompagnato negli anni della sua adolescenza e giovinezza, a nutrire il suo desiderio di vita mediante una visione aperta al bene. Nell'età matura quel Crocifisso incontrato nell'infanzia ha continuato a educarlo a conoscere le persone e il mondo in modo corretto.

Il Crocifisso della missione

Ci piace concludere questo primo sguardo sull'incontro del piccolo Guido con il Crocifisso, con una lettera che Guido ha scritto al cardinal Ledokowski, responsabile delle missioni, all'età di ventinove anni. "Fin dagli anni miei più verdi, ho sentito sempre fortissimo trasporto a dedicarmi alle missioni estere, e non avendo potuto assecondare questa santa inclinazione a tempo debito per ragioni del tutto indipendenti da me, ho pensato da diversi anni di fondare io stesso un seminario, destinato a questo sublimissimo scopo. Tale proposito, né con il passare del tempo né variando le circostanze, mai venne meno in me; anzi, si fece sempre più forte tanto da poterlo ritenere, dietro consiglio pure di pie e illuminate persone, ispirato non altrimenti che da Dio...".

Questa confidenza basta da sola a farci pensare che è stata proprio la spinta educativa del Crocifisso a far comprendere al piccolo Guido, fin dai primi incontri, che missione è rendere partecipi i cinesi e i lontani di ogni terra della gioiosa esperienza che Lui stesso aveva fatto guardando e ascoltando quel Crocifisso.



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