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Dov’è la vera speranza?, Le altre speranze durano poco

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Sono arrivato in Burundi da qualche settimana e la memoria ritorna spesso agli avvenimenti che hanno segnato i giorni della mia partenza da casa, e che non alimentano la speranza: l'emergenza rifiuti in Campania, l'intolleranza laicista di chi non ha voluto accogliere il Papa, l'instabilità e l'incertezza politica, la crisi di governo provocata non per il bene del paese...

Sono altrettanti segni di una società confusa e incerta sul suo futuro: sembra aver smarrito il senso dei valori che dovrebbero guidarne il cammino.

I problemi ci sono tutti

In Africa non ho trovato certamente il paese dei sogni, ma mi sono ritrovato in mezzo a una popolazione che vive altri valori. La povertà, i conflitti e i problemi sociali strutturali ci sono ancora tutti, aggravati ora dalle ultime vicende del Kenya, che si ripercuotono sui paesi limitrofi con un'impennata dei prezzi di tutto ciò che viene da fuori e, in particolare, del carburante.

Anche l'instabilità politica c'è ancora, e quasi non si sente più, perché è cronica e qui nessuno osa sognare un governo eletto e voluto dai cittadini. Non parliamo poi dell'emergenza rifiuti, che qui neppure si pone: chi li riciclerebbe? Sono invece recuperati dai poveri che vanno alla caccia di tutto ciò che può servire e lo contendono ai cani e agli avvoltoi, che volano sopra le discariche a cielo aperto delle città.

Ma l'ospite è sacro!

Ma se qui venisse il Papa, non gli impedirebbero di parlare. Sarebbe anzi accolto con grande simpatia anche dai non cristiani, perché l'ospite è sacro e mai un africano gli negherebbe un posto a casa e la parola. Così pure la solidarietà è un dovere indiscutibile: malgrado la povertà, tutti in qualche modo sono pronti a condividere il poco che c'è. Infatti, alla base della convivenza c'è un senso di comunità, di comunione e di solidarietà, che noi occidentali neppure ci sogniamo.

Da dove nascono questi atteggiamenti umani così veri e necessari? La risposta è semplice: dal senso di Dio che, anche tra i non cristiani, è molto sentito e che crea fraternità.

La speranza salva l'Africa

In Burundi si è sorpresi da quanto Imana (nome di Dio) sia presente ovunque. Molti sono quelli che si chiamano Ndayizeye (ho messo la mia fiducia in Lui), Hatungimana (è Lui che ci fa vivere) e simili. È l'espressione della loro fede in Dio. Si può discutere se essa sia sempre fonte di progresso, o non favorisca a volte una certa pigrizia che fa attendere dall'Alto quello che Dio si attende da noi.

Ora la presenza di Dio nella vita dell'africano è fonte di speranza e di serenità per affrontare le prove della vita. È quella "grande speranza" di cui ha parlato il Papa nella sua enciclica Spe salvi; quella fede che è fonte della speranza, che "trasforma e sorregge la nostra vita" e "resiste nonostante tutte le delusioni". Infatti, la fede ci fa incontrare "Colui che è la sorgente della Vita" e ci unisce a Gesù, che è «per tutti», facendone "il nostro modo di essere" (Spe salvi nn. 3, 2, 10, 27, 28).

Ne abbiamo bisogno

È questo ciò che non finisce di stupire noi missionari: gli africani avrebbero mille ragioni per essere disperati e invece, non solo sono carichi di speranza, ma ne hanno da dare anche a noi, che qualche volta ci troviamo... a piedi.

Noi abbiamo una speranza debole, perché l'abbiamo fondata sulle nostre risorse, sul progresso della scienza e della tecnologia e crediamo di non aver più bisogno di Dio per vivere, senza peraltro aver risolto gli enigmi più profondi della nostra vita.

I poveri, che hanno un cuore aperto a Dio, sono nella condizione di verificare immediatamente la propria povertà e sentono che, se non c'è Dio, le altre speranze durano poco. Quando poi scoprono che il loro Dio ha assunto un volto umano e li ha amati "sino alla fine" (n. 31), allora nella speranza trovano davvero la loro sicurezza.

Lo vediamo nelle liturgie quaresimali e pasquali: i cristiani d'Africa, che non hanno fatto studi di teologia, sentono e vivono la Pasqua del Signore, si sentono membra vive del Crocifisso e sono certi di risorgere con lui, perché sono da lui conosciuti e amati:

questa è la salvezza e la speranza che li sostiene e che aiuta anche noi a operare per una nuova società.



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