Don Fortugno è anche una via
A distanza di poco tempo, un'altra insigne personalità, che ha lasciato un'indelebile impronta nel quartiere, è ricordata nella toponomastica locale. A Don Demetrio Fortugno, guida della parrocchia di San Biagio V.e M. per cinquant'anni (1951-2001), è stato intitolato il tratto di strada di via Casa Savoia che da Piazza Calvario arriva a Passo Caracciolo, incrocio con via Nazionale. All'amato parroco era già stato dedicato il plesso della scuola primaria di Via Vespia.
Alla cerimonia, svoltasi a Gallico Superiore il 6 febbraio, diciottesimo anniversario della morte di don Demetrio, erano presenti la famiglia, numerosi gallicesi, il sindaco Giuseppe Falcomatà, il consigliere Gangemi, e il presidente della Commissione per la toponomastica, Cantarella. “Don Fortugno ha amato subito Gallico - ricorda p. Franco Saraceno - e con umiltà si è posto al servizio della comunità prestando attenzione ai più bisognosi”. Mal sopportava una chiesa chiusa e ha svolto il suo mandato con una visione di apertura, costruendo nel tempo un'intensa relazione con la popolazione, vissuta sempre come un gioioso momento di incontro. È stato animato anche da spirito ecumenico e ha curato il dialogo con le altre confessioni. Ha desiderato una chiesa vitale, aggregante e non ha tralasciato occasione per costruire spazi di solidarietà e amicizia.
Don Fortugno è stato un educatore e si è prodigato nel trasferire ai giovani il suo amore verso la cultura, esortandoli a vivere la fede con responsabilità e consapevolezza. Con questi obiettivi ha sostenuto diverse iniziative sociali e culturali: Villa Betania, che fornisce assistenza ai bambini disabili, la “Pallavolo Gallico”, Il “Teatro Libero Gallicese”. Si è molto impegnato nella gestione dell'oratorio Salesiano, nel rispetto della volontà della donatrice Angelina Doldo Frisina. Grazie al suo carisma, ha saputo “seminare nei cuori e ancora oggi produce molti frutti”. A Gallico sono fiorite molte vocazioni sia nei ragazzi che hanno scelto di seguire le sue orme, che nelle ragazze che hanno scelto la vita monacale.
Con un tenero ricordo, suor Gioconda lo descrive come maestro che predicava lo spirito di sacrificio e la forza della fede nell'attuare il carisma di San Giovanni Bosco.“Un prete social - lo definisce il sindaco – perché don Fortugno ha compreso l'importanza di un’efficace comunicazione e ha sfruttato il cinema e la cultura come canali privilegiati per trasmettere la parola di Dio, sensibilizzare alla bellezza della cultura e della verità per parlare a tutti, comprendere e farsi comprendere”.