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Diamo un senso al Calendario

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Il mese di ottobre

Mi capita spesso di imbattermi in giovani mamme infastidite dai troppi perché del loro piccolo. Capita anche a me di trovarmi la testa ingolfata dai troppi perché che affollano il mio cervello anche per le cose più semplici. Giorni fa stavo sfogliando un calendario; che cosa c'è di più comune? In Africa l'ho scoperto in piena foresta a sventolare, come una bandiera, in una capanna, dimora fissa di un gruppo di vivaci scimmiette. Ogni anno ai primi di ottobre fa la sua timida apparizione, che diventa prepotenza a novembre; mentre a dicembre si fa supplica per poter godere di un posto privilegiato sulle pareti delle case.

Da piccolo ricordo che papà ne portava a casa uno dal negozio degli alimentari come strenna natalizia; si trattava  di un foglio unico, che papà con l'aiuto di mamma inchiodava sulla porta del tinello. Noi piccoli lo ammiravamo senza saperlo leggere e notavamo che papà ci scriveva qualcosa e di tanto in tanto lo consultava.

Raggiunte le Elementari ho cominciato a comprenderne l'utilità. Ogni aula ne aveva uno, regolarmente consultato e sottolineato da professori e alunni; a noi serviva per mettere in evidenza le vacanze; a quei tempi nessuno conosceva le parole "inquinamento, smog, turismo, traffico" e simili; il nostro vocabolario non le aveva ancora tenute a battesimo; allora la vacanza era genuina: si respirava a pieni polmoni scorrazzando per la campagna.

Oggi il calendario lo trovi confezionato in mille modi: via libera alla fantasia, all'arte; computer, elettronica, Internet sono sotto pressione per non annoiare e per far colpo sui clienti. Immutata, nelle famiglie, la propensione di chiosarlo con date da ricordare: onomastici, compleanni, matrimoni, battesimi, prime comunioni.

È il regno del commercio, dell'industria, dello sport e della moda. Ho davanti a me un calendario, di quelli fuori squadra anche se scopiazzato da tutti; è quasi un lungo elenco di santi e feste, e mi domando che significato può avere in un mondo come il nostro. Mi sono fermato ad ottobre: mi incuriosiscono le figure di certi santi. Ne elenco qualcuno.

Teresa di Lisieux, morta a 24 anni, mai uscita dal Carmelo e proclamata patrona dei missionari, perché ha offerto tutta la sua vita trascorsa seguendo l'invito di Cristo, a favore delle persone più disgraziate del mondo.

Francesco d'Assisi, inventato da Dio per raddrizzare la sua Chiesa, a quei tempi quasi votata allo sfascio; vissuto realizzando in se stesso la copia del Cristo per l'uomo del suo tempo; presentandosi con i suoi frati al Sultano per realizzare il primo tentativo di conversione a Cristo dell1slam.

Bruno, un monaco che proclama il primato assoluto di Dio nella vita umana.

Teresa d'Avila, la grande riformatrice del Carmelo. Da piccola scappa da casa col fratellino per andare a predicare Cristo agli africani, con l'intenzione di morire martire.

Luca, l'evangelista della misericordia di Dio, primo grande storico della marcia del Regno nel mondo e nella sua storia.

Ottobre è il mese del rosario, preghiera e meditazione dei poveri di Dio lanciati alla conquista di se stessi e del mondo per il Regno. Tra tutte queste ricorrenze assume particolare rilievo la domenica 21 dedicata alla Giornata Missionaria Mondiale. Perché questa ricorrenza? Non penso certo per raccogliere alcune briciole cadute dalla tavola dei ricchi cristiani per la folla sterminata dei poveri del mondo: non avrebbe senso.

Il cristiano è stato scelto da Dio come prolungamento della presenza in mezzo agli uomini del Figlio suo Gesù, il Missionario del Padre, e il vero cristiano lo deve imitare. Il mese di ottobre ce lo ricorda: è un compito che non si esaurisce con una mini o anche una grossa offerta per il povero, ma che impegna per tutta la vita, vissuta come dono per gli altri. Solo così tutto acquista il suo vero senso.



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