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Padre Tobia Corna - Era amante dei fratelli e della Montagna

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Mancavano poche ore alla festa, ci stavamo preparando a salutare gli ultimi attimi del 1999 per poi aprire l'anno 2000 con i migliori auspici. Tutto il mondo ci aveva messo in testa che doveva essere un momento diverso dagli altri fine d'anno. Un'occasione per dire: "Anch'io c'ero in quel passaggio del millennio".

Sentimenti di gioia, di augurio, di ottimismo, si respiravano nell'aria. Ma a poche ore da questa festa, ecco la sorpresa: la tragica notizia di un evento impensabile: padre Tobia, amante della montagna, perde la vita per un incidente, precipitando per centinaia di metri. Era il mattino del 31 dicembre. Solo nel pomeriggio arrivano a Parma notizie certe. La festa oggi non ci sarà, perché un fratello, un amico ha perso il soffio della vita.

Questa repentina sorpresa ci ha sconvolti, paralizzati e forse, proprio per questo, ci ha dato la giusta dimensione, ci ha collocato al giusto posto all'inizio di questo Anno Santo, un anno speciale. Ci sentiamo ora più che mai piccoli, fragili ed impotenti davanti ad avvenimenti più grandi di noi, come la morte e la vita, che non dipendono minimamente da noi. Illuminanti le parole di Paolo ai Corinti: "Abbiamo questo tesoro in vasi di creta". Una frase che si riferisce ai doni dello Spirito, alla chiamata di Dio, che Lui affida alle nostre mani, ma che richiama ad un'attenta custodia.

Tobia amava intensamente la montagna, in molte occasioni vi passò anche la notte dormendo a cielo aperto. Per lui la montagna era il luogo dove il cielo e la terra sembrano toccarsi, dove i sogni sembrano tramutarsi in realtà, dove la vita scopre una dimensione nuova. Tobia non era uno scalatore per sport; ma un ricercatore instancabile del Principe della Pace.

Ma come potrei descriverlo? L'altro giorno sono entrato nella sua stanza ed ho iniziato ad osservare ciò che era sparso in giro. Sul comodino c'erano il messalino con le letture bibliche del giorno, una corona del rosario ed alcuni libri. Quello che sembrava essere l'ultimo sfogliato era il famoso libro "Cuore" di De Amicis, un libro dai valori intramontabili: il coraggio dei piccoli eroi, la bontà, l'altruismo, il rispetto, la solidarietà.

Chi meglio di questo libro può svelare il cuore di Toby? Lo ricordo in Messico, vicerettore in teologia e formatore, incaricato anche della pastorale. Quanto impegno, quanta dedizione! Ci spronava tutti, ci spingeva a stringere i denti, ad avere grinta, a tradurre in vita le parole del Vangelo che proclamavamo. Nutriva una grande passione per l'altro, per il povero. Era buono non solo per uno slancio naturale, ma anche perché viveva il Vangelo, che leggeva e meditava ogni giorno.

Lo si trovava in cappella a pregare, spesso, nelle ore più impensate. La sua passione era tradurre il vangelo in realtà, in gesti concreti della vita quotidiana. Quante persone ne i ranchos di San Juan del Rio, nei quartieri periferici di Guadalajara e poi in Arandas, ha aiutato, sostenuto, animato, consolato. Gli piaceva stare tra la gente, per indicare sempre qualcosa d'altro al di là della nostra terrena, tribolata vita quotidiana.

Era un uomo che credeva e coltivava i valori della vita, con una fede viva e trasparente. Se dovessi dare una definizione della sua personalità: era l'uomo dell'amore concreto, dell'amore fattivo. La conferma l'abbiamo avuta nella folla che è venuta a pregare sulla sua salma ed ha presenziato al funerale. Meraviglioso, commovente vedere nella nostra cappella un gruppo ROM di fede musulmana che alla fine della preghiera è passato a baciare la bara e la foto del padre.

Aveva un carattere forte, tenace, a volte cocciuto; ma immensamente tenero, gioviale, simpatico; sempre pronto a stare con tutti. Adios, amigo Toby!



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