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Delle suore pregano in un sottotetto

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Ogni tanto vado a celebrare la Messa nella Comunità delle suore di Madre Teresa di Calcutta, che hanno una Casa famiglia sul lungomare di Prà, a qualche chilometro dalla nostra Casa. Le suore di Madre Teresa di Calcutta lavorano anche coi missionari Saveriani in Bangladesh e Sierra Leone. Qui a Genova, hanno ricavato la loro cappellina dalla mansarda sulla facciata di Casa che ha la visione panoramica sul porto dei container.

È diventato un angolo di preghiera e carità in mezzo all'attività dell'uomo. Chi cammina lungo la strada, alla mattina e alla sera quando le suore pregano, può vedere la luce accesa della stanzetta di preghiera. Una cappellina in soffitta dove una volta si poteva vivere alla bohémmien. Può sembrare strano, ma ci sono delle suore che celebrano la Messa comunitaria in un sottotetto, dove le più alte di statura rischiano di toccare le travi.

È una stanzetta sistemata con lo stile della spiritualità di madre Teresa di Calcutta: il tabernacolo e un crocifisso, con la scritta "ho sete".

Per la strada le riconosciamo facilmente dal loro abito religioso, il sari, bianco indiano orlato di blu. Quando lo indossano, recitano questa preghiera: "Che il mondo non significhi niente per me, né io per il mondo. Che l'abito mi ricordi la mia stola battesimale e mi aiuti oggi a conservare il mio cuore sgombro dal peccato".

Le suore si tolgono i sandali prima di entrare nella cappellina, perché pregano su un tappeto. Nessuna meraviglia! E il modo di stare in un luogo sacro suggerito da Dio a Mosè: "Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa". Quando si rimettono i sandali, all'uscita dalla cappella pregano così: "Per libera volontà, o Gesù, ti seguirò dovunque tu andrai in cerca di anime, costi quello che costi, per tuo esclusivo amore".

Quando celebro la Messa anch'io mi tolgo le scarpe per entrare a piedi scalzi e condividere il loro stile di preghiera. Il gesto mi ricorda che durante la processione offertoriale della mia ordinazione diaconale avevano portato un paio di sandali all'altare per indicare il cammino verso i bisognosi.

La Messa nella soffitta delle suore di madre Teresa di Calcutta produce sempre delle suggestioni nuove perché l'ambiente circostante ricorda la vita dell'uomo. Diventa la preghiera del pane, frutto del lavoro dell'uomo e della terra.

Una Messa celebrata nel cuore del mondo in mezzo alla vita frenetica dell'uomo che si sposta in treno, in auto e in aereo, che forse si muove senza sapere più il senso della propria vita e ha dimenticato la solidarietà fraterna nei rapporti economici internazionali. Queste suore provenienti da tre Continenti ci ricordano la dimensione della carità verso il prossimo bisognoso e la consacrazione a Gesù col crocifisso, che portano appuntato sulla spalla, vicino al cuore.

La voce della preghiera si unisce spesso al chiasso della vita e ai rumori della strada e del porto, che impediscono perfino la comprensione delle parole delle nostre preghiere. E proprio una Messa nel centro della vita dell'uomo moderno, una Messa nel cuore del mondo, perché l'uomo non perda il senso religioso della vita nelle sue attività e scopra il senso religioso del suo lavoro. Alla fine della Messa il pianto di un neonato di una ragazza madre del piano inferiore della Casa famiglia ci richiama alla solidarietà umana e alla nostra responsabilità a favore della vita.



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