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Crocevia Asia, Bangladesh: dialogo a colori

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Il Bangladesh è una nazione di 150 milioni di abitanti, il 90% dei quali è islamico e il 9% hindu; buddhisti e cristiani sono solo lo 0,5%. È un paese che ha iniziato la sua storia con la religione hindu, poi è stato governato da re buddhisti. Verso la fine dell'anno mille, i santoni islamici dediti alla penitenza e alla predicazione del corano sono arrivati dai Paesi arabi del Medio Oriente attraverso l'India e hanno iniziato la loro opera di "diffusione islamica". I santoni hanno avuto una larga ascendenza sulla popolazione sia rurale, sia istruita, che ha favorito la conversione all'islam della popolazione bengalese. Accanto ai santoni c'erano anche dei militari "di supporto", desiderosi che il nome di Allah fosse conosciuto e diffuso.

Il dialogo avviene tra persone

Nella parrocchia di Satkhira, dove lavoro, il dialogo interreligioso è la quotidianità. Nella nostra missione entra ed esce tanta gente tutti i giorni; molti sono musulmani e hindu. Mi piace la parola "entrare". Infatti, se entriamo in un ambiente, l'obiettivo è quello di stabilire una relazione umana con chi vi abita e che desideriamo conoscere.

È interessante vedere quando arrivano i ragazzi della Madrasa (scuola di Corano), con l'abito musulmano e il cappellino bianco. Si guardano intorno e si rendono conto che ci sono tanti bambini del nostro orfanotrofio. Restano sorpresi fino a quando non avviene l'incontro...

Dopo aver descritto le nostre attività e il mio ruolo come missionario, uno di loro mi dice: "Non capisco perché tu che sei cristiano, parli con me che sono musulmano". Ho ammirato la sua sincerità... Nonostante alcuni dubbi, questo ragazzo aveva superato la barriera della paura e dei pregiudizi. Gli ho risposto: "Parlo con te perché anche tu sei mio fratello; questo è ciò che mi ha insegnato Gesù". Con mia grande sorpresa, il ragazzo si congeda con il saluto cristiano "Nomoskar". In quel momento ho capito che la paura era sparita dalla sua mente e dal suo cuore.

Il dialogo avviene ogni giorno

È normale in Bangladesh che i ragazzi cristiani interagiscano con i coetanei appartenenti ad altre religioni. Nel dialogo quotidiano, infatti, non incontro una religione, ma tante persone, che sul mio stesso piano desiderano condividere la propria storia, la propria cultura, le proprie preoccupazioni.

Viaggiando in pullman, andando al mercato o a scuola, si percepisce e si vive il dialogo di vita. Non ci sono pullman per i cristiani e pullman per gli islamici o le scuole solo per gli hindu. Gli appartenenti alle diverse religioni vivono assieme, mischiati gli uni con gli altri nelle città e nei villaggi. Quando ci sono calamità naturali, per esempio, il primo ministro chiede a tutti i leader religiosi del Paese di pregare per quello che è avvenuto; e i leader si sentono in dovere di farlo.

Il dialogo è costruire un sentiero

Dialogo vuol dire dedicare il proprio tempo in modo gratuito e disinteressato: la visita di un ospite di qualsiasi religione è un dono prezioso che viene da Dio; le feste religiose sono occasioni per far partecipare anche i vicini di casa e gli amici, stando insieme e offrendo loro qualcosa da mangiare. Lo scorso anno, durante la preparazione del Natale, tanti amici musulmani hanno contribuito ad addobbare la chiesa e a terminare il presepe...

Così il dialogo diventa scambio, reciprocità e confronto della propria fede, non solo a parole. Dialogo significa avere la capacità di mettersi in gioco, lasciando da parte le proprie idee; è uscire da se stessi per entrare nel mondo diverso dell'altro e insieme costruire un sentiero fatto di ascolto, rispetto e condivisione.

Il dialogo diventa un... arcobaleno

Una donna musulmana, vestita con un sari giallo (l'abito tipico delle donne bengalesi), si ferma ogni giorno alla stessa ora a pregare davanti alla grotta della Madonna accanto alla nostra chiesa. Questa abitudine è stata una lezione per tutti, perché dimostra che il dialogo può diventare preghiera comune, voce incessante che si innalza a Dio per l'umanità assetata di fede, amore e speranza.

Lo scorso anno a Satkhira abbiamo organizzato la fiera della Bibbia, tradotta in diverse lingue. Era la prima volta e la partecipazione è stata grande anche tra i musulmani. Ecco che il dialogo diventa Parola; una Parola che si manifesta in mezzo a noi e ci chiede di testimoniarla attraverso la nostra vita perché diventi segno del dialogo di Dio con tutta l'umanità. Allora il dialogo diventa arcobaleno, alleanza e unità con ogni uomo e donna che porta con sé la sete della conoscenza di Dio.

La capacità di stare insieme

La presenza dei saveriani in Bangladesh ha lo scopo di annunciare il vangelo e di cercare il dialogo tra le religioni. Cerchiamo di forgiare relazioni positive tra credenti appartenenti a religioni diverse, stabilire giustizia e pace nella società, acquisire conoscenza delle altre fedi, in un clima di fiducia e rispetto reciproco.

Da anni s'incontra un gruppo di persone provenienti da tradizioni religiose e sociali differenti. L'incontro è a volte formale, ma cerca di favorire la capacità di stare insieme, nonostante il pluralismo delle idee e dei punti di vista. Il dialogo in questo caso significa cercare l'unione nella diversità, per fare in modo che le differenze convivano. Sono piccoli passi verso l'arcobaleno della speranza.

Stiamo cercando anche di ottenere che il governo favorisca la pubblicazione di testi scolastici con le descrizioni di tutte le religioni più importanti del Bangladesh. Attualmente, infatti, i libri di religione sono consegnati a seconda della fede professata dagli alunni. Speriamo che l'impegno a favore di una maggiore conoscenza reciproca delle religioni possa aiutare il popolo bengalese a vivere in pace, soprattutto in questo momento storico, quando anche il più piccolo conflitto può danneggiare la pace di tutto il mondo. Anche la globalizzazione può favorire la pace o accendere lo scontro.



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