''Credo, quindi attendo…'', Base del nostro ottimismo cristiano
La festa della canonizzazione di mons. Guido Conforti ha illuminato questo scorcio del 2011 ed è fonte di entusiasmo e nuovo fervore missionario, che ispira noi saveriani e i nostri amici per il nuovo anno 2012. La gioia di vedere mons. Conforti elevato alla gloria degli altari ci incoraggia a continuarne la missione al servizio del regno di Dio e dell'umanità intera, nella chiesa.
Un fine e una fine per tutto
Ora i giorni dell'avvento e le prossime feste natalizie ci impegnano a vivere nell'attesa del Dio-che-viene. Questo mistero della nostra fede, l'attesa cioè del Signore che verrà nell'ultimo giorno, è poco predicato - quando non del tutto taciuto -, quasi fosse un fattore di disturbo o un mal augurio.
Eppure ogni domenica professiamo la nostra fede in Gesù che "verrà di nuovo a giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine"; che verrà nella gloria per aprirci il regno di Dio per mezzo del giudizio. Il Natale ce lo ricorda: il Signore che è già venuto nella povertà del presepio e nell'umiliazione della croce, verrà nella gloria alla fine della storia per il giudizio finale e universale.
Quando sentiamo la parola "giudizio", subito ci preoccupiamo e pensiamo alla morte. Mentre la certezza del "giudizio" ci assicura che la nostra storia ha un "fine", uno scopo e una direzione finale; ma anche una "fine", un termine, grazie ai quali Dio porterà a compimento in noi la sua opera di salvezza.
Senso di gioia e sicurezza
È fonte di gioia e di sicurezza sapere che c'è Uno che ci ama e ci attende alla fine del cammino. Quando ce ne dimentichiamo, rischiamo di credere di poter fare da soli, e finiamo per valutare le nostre azioni sull'unico metro del nostro interesse personale.
Potremmo dire: "Credo, quindi attendo": attendo che il Signore, che ha promesso di essere sempre con noi, venga di nuovo nella gloria. Se questa è la nostra fede, la vita non sarà più soltanto una serie di giorni che si susseguono, ma un cammino verso l'incontro con Colui che alla fine ci chiamerà per farci entrare nella gloria del suo regno: "Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore" (cfr Mt 25,21).
La speranza operosa
Ma la fede nel Dio-che-viene, oltre alla gioia dell'attesa, è speranza attiva, impegno a intessere con tutti nuove relazioni di fraternità, solidarietà e comunione con tutti, grazie alle quali prenderà forma quel mondo altro, di figli e fratelli, che Dio sogna dal momento della creazione e per il quale il Figlio di Dio si è fatto uomo.
Non ci lasceremo condizionare da applausi o da fischi, dall'approvazione o dalla disapprovazione degli altri.
Sarà il Signore - la sua Parola - il criterio ultimo e definitivo che relativizza tutti gli altri, che illumina il presente e offre un orientamento per le azioni di tutti i nostri giorni.
Perciò noi non attendiamo nella paura l'arrivo di Colui che verrà a giudicare i vivi e i morti, ma nella gioia, come le vergini della parabola attendono lo sposo che arriva nella notte (cfr Mt 25,1-13). Il suo giudizio non sarà di vendetta, ma un giudizio che finalmente farà giustizia per i piccoli, i poveri e quanti nella storia sono stati vittime indifese e misconosciute.
La giustizia nella misericordia
Se così non fosse, sarebbe intollerabile spendere la vita a cercare il bene e ad astenersi, quanto possibile, dal male. Il pensiero della fine e del giudizio non produce indifferenza o disprezzo per il mondo e gli impegni che esso ci impone, ma uno sguardo di compassione e di simpatia, come quello di Gesù verso le folle stanche e senza pastore.
Sapere che Dio alla fine farà giustizia, ci spinge a lavorare serenamente, a discernere nel presente ogni possibilità di bene, a promuovere la solidarietà, a costruire la pace, a confortare gli altri e a collaborare e dialogare con tutti.
L'attesa di Dio, che viene a portare a compimento i nostri poveri tentativi di bene, è la base dell'ottimismo cristiano, la forza che ci sostiene nelle incertezze di questo tempo confuso e che ci conduce, attraverso questo avvento, verso la celebrazione del Natale e del nuovo anno 2012.
Perciò, a nome dei missionari saveriani, vi auguriamo un buon avvento e un sereno Natale, ricco di fede e di speranza, che ci introduca in un nuovo anno, benedetto dalla grazia di Dio.