Costruttore di chiese e persone
Quando lo vedevo sulle impalcature, a oltre 10 metri di altezza, per costruire la chiesa di san Francesco Saverio a Koptchou-Bafoussam (Camerun), mi chiedevo se non avesse paura. Era così concentrato nel seguire i lavori e nel dare consigli agli operai che sembrava non pensarci.
La missione tra gli ultimi
Le testimonianze della gente della parrocchia di san Donato a Cittadella (PD) e dell’ultima parrocchia in cui ha lavorato a Douala (Camerun) ci restituiscono alcuni aspetti della sua vita. “Aveva lavorato nella nostra casa di Zelarino, poi in Messico e infine dal 1984 in Camerun. Oltre a costruire chiese e a incoraggiare i cristiani nell’impegno in parrocchia, si era dedicato anche ai malati terminali. Nei suoi ritorni in Italia, aiutava in parrocchia e cercava di entusiasmare la gente a ‘prendere il mal d’Africa’, a sentirsi vicini a questi fratelli e sorelle lontani.
Il suo vivere la missione tra gli ultimi è stata una ricchezza per chi la vive e per chi la riceve. Ricordiamo quando spiegava in modo concreto la Parola di Dio, per renderla viva nella nostra vita. E infine il suo essere disponibile alla gente che aveva bisogno di un sorriso e di tenerezza”.
Vita sobria e coerente
Anche gli amici dell’Africa parlano del suo amore paterno che lo spingeva a tessere una relazione filiale con i cristiani. Le saveriane e i confratelli volentieri mettono in evidenza il suo saper conciliare il lavoro e la preghiera con una testimonianza di vita sobria e coerente.
Voglio condividere con voi il giorno dell’inaugurazione della chiesa di Koptchou. P. Bruno disse che erano successi diversi miracoli, segni della presenza di Dio durante i lavori. La gente delle varie comunità di base, aveva collaborato con gioia. E quel giorno lo dimostrarono. Lui se ne stava in disparte. E di sicuro avrà sorriso, perché “anche questa era fatta” con l’aiuto di tutti.
Incoraggiare e aiutare la gente
Proprio un anno fa avevamo ospitato un suo articolo, in questa pagina, in occasione del rientro in Italia per visitare i familiari. “Mi fa molto piacere tornare a Zelarino dove ho passato alcuni anni di formazione. Ho imparato nella vita che ogni uomo è una fiammella di Dio, una bellezza dell'amore di Dio. Non c'è invidia. Ho capito che Dio mi ha messo in circostanze speciali della missione: far nascere nuove parrocchie. Ne sono nate una decina sotto i miei occhi. Questa gente ha bisogno di essere accompagnata, aiutata, incoraggiata, sentirsi amata. Ringraziamo Dio che è l'Amore e la Misericordia, perché vuole la salvezza di tutti i popoli”