Convegno di Verona e missione
La chiesa missionaria testimone di speranza
Il Convegno ecclesiale nazionale di Verona, il quarto dopo quello di Roma (nel 1976), Loreto (nel 1985) e Palermo (nel 1995), si è concluso da tre mesi. Il tema è stato bello e importante, "Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo", ma ormai se ne parla poco o niente.
Missionari non "negoziabili"
Nella preparazione erano stati interpellati anche gli istituti missionari, perché tocca la loro identità di annunciatori di Cristo, crocifisso e risorto, "nostra speranza" (1 Tm 1,1). I membri degli istituti missionari "non stanno accanto alla chiesa, ma sono dentro di essa, come espressione specifica della sua missionarietà". Devono sentirsi parte viva della chiesa italiana "conpidendone preoccupazioni e problemi e partecipando al suo cammino pastorale" (Gli istituti missionari nel dinamismo della chiesa italiana, n. 15). Per la loro esperienza di vita apostolica, i missionari sono testimoni della freschezza e dell’entusiasmo della fede delle giovani chiese nel Signore Gesù.
I missionari, pur non rinunciando al loro carisma specifico, che non è negoziabile perché dono dello Spirito Santo, non sono in Italia "di passaggio" o solo per compiti interni agli istituti, ma per una testimonianza e un’azione specifica e importante di "animazione missionaria delle chiese locali".
Attingere a piene mani
Nel secondo forum degli istituti missionari, tenutosi ad Ariccia nel 2002, è stato affermato: "come esperti dell’annuncio, con tanta disinvoltura lo abbiamo fatto e lo facciamo in terre geograficamente considerate di missione. Con altrettanta timidezza, paura e ritrosia ci troviamo a farlo con la nostra gente".
In Italia, oggi crescono situazioni di missione. La tentazione è quella di affidare agli esperti la pastorale in quelle aree, ma è compito della chiesa locale far fronte a queste realtà e trovare risposte concrete. Essa farà bene a lasciarsi ispirare dalle esperienze della missione, dalle quali può attingere a piene mani. In questo senso, noi missionari possiamo fornire un contributo importante. Ma la chiesa italiana non può delegare ad altri i compiti che ad essa spetta.
Un cammino ancora lungo
Il tema del convegno di Verona è congeniale ai missionari, testimoni soprattutto fra le genti. I convertiti trovano in Gesù Signore la forza e la speranza di superare difficoltà legate spesso a situazioni di miseria, di oppressione, di esilio e di persecuzione. La speranza non solo deve essere annunciata per il Regno futuro, ma è certezza che il regno di Dio - Gesù stesso - è qui in questo mondo, vive accanto a noi, lottando per la vera libertà dei suoi fratelli.
Qualcuno può avere l’impressione che l’impegno per il "Regno che è vicino" non sia al centro della predicazione della chiesa italiana, così come lo era nella predicazione di Gesù. "Manca quello spirito di mondialità, di cattolicità, che gli istituti missionari da oltre 50 anni coltivano in Italia, attraverso stampa e altri mass media, per aprire orizzonti; ma i loro sforzi non risultano abbastanza efficaci. Soprattutto non trovano ascolto proprio in quel mondo cattolico, delle parrocchie e delle associazioni, che più dovrebbe essere pervaso dall’ansia dell’universalità" (cfr. In cammino verso Verona).
È questo certamente un cammino arduo e lungo che la chiesa italiana sta percorrendo per superare anche le difficoltà e le paure dell’acuta crisi attuale di vocazioni sacerdotali.