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Pasqua, la vita si apre. Lo racconta il filo d'erba; lo grida il sepolcro vuoto; lo canta il pane spezzato: l'Amore. È vivo Gesù, l'innocente ucciso, il volto dei crocifissi del mondo. Oltre il sangue e il dolore, oltre il silenzio del sepolcro, sta il canto perenne della vita. Gesù è vivo davvero e ci ama.

Il credo dell'incontro. “Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu sepolto ed è risuscitato, secondo le Scritture; è apparso a Cefa e ai dodici”. È il più antico credo, scritto pochi anni dopo la morte di Gesù (1 Cor.15,3-5) . La fede pasquale nasce quando i discepoli, nel momento in cui erano delusi, lontani ed estranei a Gesù, vengono raggiunti dal Risorto. Il credo non è solo un'affermazione dottrinale, ma il racconto di un'esperienza fortissima. L'incontro con il Risorto consacra gli apostoli come annunciatori di un fatto destinato a rinnovare la vita. Cristo non è sradicato dal mondo; è al centro del mondo per esserne il Salvatore. È vivo, è presente sotto altra “specie”.

L'ascensione di Gesù ci tuffa nella responsabilità di assumere, in certo modo, il compito di continuare la sua incarnazione nel mondo. “È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. In questo modo, Dio ci aiuta a superare la tentazione di ridurre Gesù a solo uomo , e a modo nostro ; ci aiuta ad aprirci alla sua pienezza con la forza dello Spirito, a riconoscere e parlare con i frutti della sua presenza: pace, gioia, armonia.

“Va' dai miei fratelli…”. Va' dove c'è bisogno d'anima e di ricchezza dello spirito. Va' tra i popoli che hanno fame e sete di giustizia, tra la gente segnata dal sangue e da grandi tribolazioni, tra le folle di antiche tradizioni confrontate con le sfide di oggi.

Va' tra quanti cercano pace e dignità, armonia e luce nuova per orientare il proprio futuro. Percorri le strade e le città di quanti, ripiegati su se stessi, si accontentano facilmente di tutto ciò che è meno di Dio ; offri la speranza che fa rinascere la vita.

L'urgenza della sua parola e della sua presenza, resa visibile nella chiesa, è accresciuta in questa nostra epoca in cui i popoli si scoprono inter-dipendenti, ma poveri dell'amore vero, l'unico necessario per far crescere l'umano sulla terra. Dio ci ama tutti, è nostro Padre; Cristo è fratello nostro, ci dona nello Spirito la profondità della sua vita. Dio che conosce il gemito, le tentazioni, il peccato del suo popolo (sete del profitto, oscuramento di valori, corsa alle cose, conflitti e guerre), ci manda tra i popoli che egli ama, in cui egli opera ed è presente da sempre.

Come Maria, anch'io. Gesù ci ha svelato la gioia più grande del tesoro nascosto , e ci chiede di condividerla. Con la semplicità di Maria, sua e nostra madre, donna di Dio e donna del popolo. Maria parla con la fede, ascolta e aderisce a Dio, ama e serve i fratelli, soprattutto quanti sono nel bisogno e sono fiduciosi nel Padre misericordioso.

Anch'io posso imparare ed essere annuncio. Oggi posso essere la “novità” che tanti aspettano: l'uomo nuovo. Uomo di dialogo, che accoglie e ama. Uomo mondiale, se accetto il gioco di Dio: perdersi, amare, donarsi. Il suo progetto, che colgo come luci di fuliggine che salgono in alto, sta nel fuoco della vita che Dio stesso ha acceso, all'alba del tempo, sul piccolo pianeta terra.

Ti adoro Signore, e contemplo il tuo amore per il mondo, perché gli uomini abbiano la vita. Tu vedi il futuro che matura e questo mi basta. La speranza non è scommessa. È l'attesa paziente di chi ha seminato. È la certezza del domani, legata all'oggi. Penso con gioia alla speranza che tu hai seminato in noi attraverso l'incontro con te. Ci hai detto: “a chi mi ama mi manifesterò; avevo fame e mi avete dato da mangiare…”. Sì, la speranza cristiana è piantata nell'esperienza concreta. È vero, a volte è come lo zaino , dietro le spalle: cammino e non vedo, ma lo porto con me. E, come l'albero dopo aver messo radici in terra, un giorno sarà paradiso .



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