Con i nostri missionari martiri
La notte del 24 marzo al quartiere “Paolo VI” di Taranto ci ha aiutato a riflettere, a pensare, a trovare il tempo per chiederci perché qualcuno arrivi a testimoniare la propria fede fino a dare la vita. Papa Francesco, nel suo messaggio, ricordando i missionari martiri così scrive:
“Tanti nostri fratelli e sorelle lavorano senza fare rumore per annunciare il vangelo con la vita, con le opere. Questi nostri amici ci scuotono, affinché la nostra vita continui a proclamare il vangelo che restituisce la dignità a troppi fratelli e sorelle calpestati dall’ingiustizia”.
Li portiamo tutti nel cuore
L’arcidiocesi di Taranto, con la collaborazione del centro missionario e del movimento giovanile missionario, ha voluto ricordare chi, conquistato da Cristo, è stato pronto a testimoniarlo fino al dono supremo della vita. La notte del 24 marzo nel cielo brillano come stelle questi nostri fratelli e sorelle. Non solo mons. Romero, il cui ricordo ha dato origine alla giornata, ma tanti altri, da noi poco conosciuti, ma che “portiamo nel cuore”.
Camminare nel quartiere, in una delle periferie della nostra città, ha messo il nostro passo insieme a quello di altri, arrivati a condividere la notte di veglia nella parrocchia del Corpus Domini. La croce è passata di mano in meno, avvolta dalla stola rosso sangue. Non è qualcosa che deve farci paura, ma il simbolo che ha accolto Gesù.
Noi ci prendiamo le nostre responsabilità, non vogliamo più stare al balcone, ma scendere in strada e camminare, dicendo a tutti: “Aprite, spalancate le porte a Cristo!” (Giovanni Paolo II).
''Il Signore sarà con noi''
Il nostro viaggio della memoria tra tanti segni di speranza si è poi concluso con l’ascolto delle parole di mons. Filippo. Dopo il saluto e il ringraziamento, a nome di tutti i presenti, il direttore dell’ufficio missionario don Ciro Santopietro ha chiesto all’arcivescovo di riscaldare il nostro cuore.
“Ricordiamo - ha detto il vescovo - i martiri missionari nella fede. L’anno scorso sono stato in Salvador e ho visitato la tomba di mons. Romero. In tutto il mondo c’è la testimonianza della fede fino al sangue, e questi martiri sono veramente pieni di entusiasmo e di grande gioia”. E qui, non ha dimenticato i primi martiri, citando l’esempio di Perpetua e Felicita che rispondono ai loro carnefici dicendo: “Il Signore sarà con noi nell’arena di fronte alle belve”.
Fede, fraternità e memoria
Mons. Romero era un semplice prete, che poi divenne vescovo. Tutto è cambiato nella sua vita, vedendo gli abusi della dittatura e della ribellione. Di fronte all’uccisione di un sacerdote, decise di essere fedele al Signore in modo più impegnato. Nel 1980 anche lui diede il suo sangue.
Qualche tempo prima aveva scritto: “Mi basta essere felice: nel Signore sta la mia vita e la mia morte”.
Il vescovo ci ha invitato a ricordare anche due martiri pugliesi: padre Pietro Manghisi, ucciso in Birmania nel 1953, e padre Camillo Campanella, ucciso in Mozambico. “Anche in mezzo a noi ci sono i testimoni della fede fino al sangue. Vi chiedo di ricordare i martiri che amano il Signore, la giustizia, la libertà”.
A noi è chiesta la testimonianza della fede in Cristo e di preoccuparci della vita dei fratelli. Dobbiamo, infine, recuperare una fede viva e la salute del popolo di Taranto.
La benedizione finale ha concluso questa veglia di fede, fraternità e memoria:
abbiamo ricordato e portato nel cuore chi non ha avuto paura di donare la propria vita fino al sangue, come ha fatto Gesù con ciascuno di noi.