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Il mondo non è poi così lontano come sembra. Quando meno ce lo aspettiamo, bussa alla nostra porta e chiede di entrare. Non importa chi c’è là fuori. Ricordate la canzone “Aggiungi un posto a tavola…”? Ecco, è l’esempio giusto.

Anche nella parrocchia di Zelarino, qualcuno è arrivato ed è stato accolto. Li abbiamo incontrati la sera del 22 febbraio, durante la tradizionale settimana di animazione missionaria, curata dai saveriani. L’evento è stato organizzato dal Gruppo missionario e dalla Caritas parrocchiale. Insieme ad alcuni animatori della Caritas diocesana di Venezia, c’erano due famiglie curdo-irakene e curdo-marocchine, ospiti della parrocchia. La responsabile della Caritas parrocchiale ha detto che è importante condividere la missionarietà nel nostro territorio attraverso l’accoglienza. Dobbiamo costruire insieme esperienze per vivere i valori umani e cristiani. È stato poi il momento dei volontari che seguono gli immigrati in diocesi. Martina ci ha fatto una breve sintesi del problema migratorio. Daniele ci ha ricordato che le prime tracce dell’uomo sono presenti in Africa (Lucy, le cui tracce risalgono a 3,2 milioni di anni fa, scoperta nel 1974 in Etiopia).

Tutte le nostre vite sono legate ed è quindi importante confrontarci. Yared, giovane dell’Eritrea con genitori nati in Etiopia, ha dovuto lasciare il suo paese. Aveva fatto il servizio militare obbligatorio. Poi è cominciata la guerra tra le due nazioni. È arrivato in Italia, ha imparato bene la nostra lingua e ora fa il mediatore culturale. Martina ha spiegato cosa accade con il nuovo Decreto sicurezza. Infine Denis, ci ha presentato le due rotte, attraverso le quali i migranti vengono in Italia: via mare (soprattutto dall’Africa) con centro a Lampedusa, dove la comunità locale ha fatto molto nell’accoglienza; via terra, la rotta balcanica, che approda a Gorizia (da dove arrivano i migranti dall’Asia).

È stato bello ascoltare la famiglia curdo-irakena che ci ha descritto il lungo viaggio durato 3 anni, attraversando molti paesi d’Europa (sia a piedi che su una barca) fino all’Italia. Vedendo le persone raccontare le loro storie, si capisce meglio quello che hanno vissuto per cercare una vita migliore. Ci è stato ricordato che anche chi ha un contratto di lavoro o una casa in affitto ha problemi a cui qualcuno dovrebbe dare risposte precise. Sono persone come noi e non dei numeri o cose che danno fastidio.
Il brano di Mosè che incontra Dio nel roveto ardente ci ha aiutato a capire (spesso lo dice papa Francesco) che la persona è il luogo sacro della presenza di Dio e merita rispetto profondo, perché è sua immagine. Prima di lasciarci, abbiamo gustato i cibi, preparati da questi nostri nuovi amici: buoni e gustosi. Anche questo è un modo concreto per volersi bene.



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