Come una mamma con tre fratelli
Per quel che posso, cerco di promuovere una comunione nella diversità. E mi sento come una mamma che mette insieme tre fratelli. A volte mi dicono che sono più vicina alla comunità americana, altre a quella ispana, altre ancora a quella afro… La sfida più grande è vincere gli stereotipi, renderci conto che siamo una comunità e appoggiare le presenze più piccole, soprattutto quella americana che, per esempio, ha bisogno di chierichetti e lettori.
La prima generazione di ispani arrivata qui, soprattutto dalla Colombia, aderiva a una Teologia della liberazione estrema, che divideva il mondo in oppressori e oppressi e vedeva negli Stati Uniti la sede del potere oppressivo. La nuova generazione cerca piuttosto di vedere ciò che unisce più che quello che divide.
Da parte americana, alcuni pensano che i migranti vengono per approfittare della situazione, creano problemi, formano le gang. Le gang ci sono - una molto forte del Salvador si sta estendendo -, ma c’è anche tanta gente onesta. È dimostrato che l’economia americana si regge grazie agli immigrati, non solo perché fanno lavori che nessuno vuol più fare, ma anche perché fra loro ormai ci sono imprenditori. Il razzismo nei confronti degli afroamericani proviene da secoli, ma la brutale uccisione di Georges Floyd ha svegliato le coscienze e le marce hanno visto in strada anche tanti americani.