Come mi sono ammalata di lebbra
La nostra famiglia abitava in campagna, in una piccola fattoria con poca terra. Mio padre andava in città e portava in casa gli anziani che vivevano per strada, chiedendo l'elemosina. Li portava nella fattoria, dove c’era molta frutta e molti animali. Queste persone lavoravano e lui li aiutava pagando qualcosa e comprando loro i vestiti. Tra loro c’era anche un signore anziano, il signor Elias. Ora che conosco i sintomi, posso dire che era malato di lebbra.
Fin da piccola, io aiutavo a curare i malati, quelli di casa e i vicini; mi piaceva fare il tè, portarlo alle persone, curarle. Quando il signor Elias si è ammalato, io gli stavo ancora più vicina. Lo imboccavo, gli facevo il caffé come piaceva a lui, lavavo i suoi vestiti... Penso di aver contratto il bacillo in quelle circostanze. Cinque anni dopo è comparsa la prima macchia. Ho consultato molti medici. Dicevano che era una micosi, ma la macchia pentava sempre più grande...
Avevo deciso di lavorare in un centro sanitario, con un gruppo di donne che si riunivano ogni settimana per parlare di salute. Eravamo pentate amiche. Un giorno, una di loro ha notato la macchia sul mio piede. Mi ha detto: "Tu hai la malattia della macchia; andiamo dal mio medico". Sono andata, ho compilato la mia scheda e quando ho avuto la diagnosi che era davvero il morbo di Hansen... la mia mente si è annebbiata. Ho avuto paura, ho provato risentimento, ho pianto, mentre tornavo a casa. La settimana dopo, arrivata nel gruppo, le donne hanno cominciato a raccontarmi: "io ho un figlio, io ho un fratello, io ho il marito...". Praticamente, molte di loro avevano un malato di lebbra in casa.
In questo modo ho saputo cos'era la lebbra. Ho provato ciò che si sente quando ti scopri "lebbrosa", e le difficoltà di avere le informazioni necessarie come paziente. Ora conosco tutto, perché ci sono passata.
Questa esperienza mi ha permesso di conoscere le difficoltà che una persona ha con la cura e anche cosa prova quando si scopre malata di lebbra. Questo mi permette di entrare con maggiore sensibilità nella vita delle persone che soffrono.