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Colombia, qué bonita eres!, ...nella terra del sorriso

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Il 2 agosto p. Rosario e cinque giovani - Manuela, Alessandra, Elio, Danilo ed io - armati di fiducia e un pizzico di spirito d'avventura, siamo arrivati nella terra del sorriso: Buenaventura, porto più importante della Colombia sull'oceano Pacifico. Qui lavorano i missionari saveriani, che sono stati per noi una testimonianza di evangelizzazione esemplare con il loro fervore e spirito aperto.

Nonostante i problemi...

Le giornate, sotto il caldo umido memorabile, erano scandite dai ritmi musicali degli afro che non si esaurivano neppure durante la notte, dai colori di questa gente e dalla loro incredibile forza d'animo e allegria; nonostante i problemi sociali - ragazzine che a 14 anni aspettano un bambino e rimangono ragazze madri; figli che vivono con la matrigna o il patrigno... - e i problemi politici, come la guerriglia, l'insicurezza, il narcotraffico.

L'atteggiamento positivo degli afro colombiani nei confronti della vita è emerso specialmente durante gli incontri del SINE, che significa "sistema integrato di nuova evangelizzazione": pregare Dio, lodarlo cantando tutti insieme in cerchio, dopo una breve lettura scelta dal vangelo e il commento tenuto dalla coordinatrice dei gruppi. È stato straordinario vedere come, grazie al SINE, molti si sono avvicinati alla fede cristiana, maturando una vera e propria conversione spirituale.

È doveroso fare una distinzione tra religione e religiosità. Quest'ultima, infatti, è molto diffusa specialmente tra i giovani e visibile attraverso oggetti che adornano il corpo - come rosari, catene con il crocifisso e altri oggetti -, non è sempre indice di una fede radicata nella parola di Dio. È piuttosto una tradizione popolare abbastanza superficiale.

Vivere di provvidenza

Al Cottolengo abbiamo visto come si vive credendo nella Provvidenza. Le suore, in un ambiente pulito, ordinato e accogliente, offrono amore e assistenza continua a bambine, ragazze e donne con problemi fisici e psichici, il tutto possibile grazie alla carità degli abitanti del luogo.

Le suore comboniane mostrano un altro modo di vivere la missione: svolgono un ruolo educativo e formativo tra i bambini, insegnando loro a leggere e scrivere; per le donne disagiate della città, invece, organizzano corsi per dare loro la possibilità di apprendere un mestiere e mantenersi. Che bello vedere che tante persone collaborano per un futuro migliore!

Interessante è stata anche la visita ai gruppi giovanili missionari nelle parrocchie delle tre città visitate: Buenaventura, abitata dagli afro; Cali, composta prevalentemente da meticci; Bogotà, la capitale dei bianchi. Ci siamo confrontati con i loro cammini di fede e le loro esperienze, con le paure e le speranze dei giovani colombiani. Abbiamo anche filmato le interviste dei giovani in spagnolo.

E adesso?

Quasi ogni sera scambiavamo con padre Rosario le nostre impressioni: alla luce del vangelo, cos'è per noi la missione? Come possiamo viverla anche in Italia, nella vita quotidiana?

Abbiamo portato a casa la speranza e la voglia di riscatto dei colombiani, l'amore per la vita in ogni forma, l'alto livello di educazione e cultura di buona parte della popolazione, la fede in Dio manifestata e vissuta con gesti semplici e ripetuti, in particolare da parte dei poveri e dei malati.

Tornati in Italia, sentiamo il dovere di trasmettere una nuova immagine di questo meraviglioso Paese, attraverso i volti e le storie della sua gente che abbiamo incontrato e conosciuto.

Lo abbiamo promesso. Chissà se un giorno torneremo in Colombia.

Per il momento cerchiamo di vivere attentamente qui da noi la "missione": uscire da sé, per farsi vicino all'altro, farlo sentire amato e accolto, perché è nostro fratello nonostante le differenze esteriori di lingua, colore e religione.



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