Ci impegniamo per la pace
Non con le armi, ma con la luce
I rappresentanti delle comunità religiose di tutto il mondo hanno risposto all'invito del Papa: incontrarsi ad Assisi per invocare e promuovere la pace tra i popoli e le religioni. Con una lampada accesa nelle mani, i delegati hanno manifestato il loro impegno e la loro convinzione. Riportiamo alcune testimonianze.
L'odio si vince solo con l'amore
Siamo qui, rappresentanti delle varie religioni, pellegrini di pace, per interrogarci di fronte a Dio sul nostro impegno per la pace, per chiederne a Lui il dono, per testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale.
Vogliamo recare il nostro contributo per allontanare le nubi del terrorismo, dell'odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all'orizzonte dell'umanità. Per questo vogliamo ascoltarci gli uni gli altri: già questo - lo sentiamo - è un segno di pace. C'è già in questo una risposta agli inquietanti interrogativi che ci preoccupano. Già questo serve a diradare le nebbie del sospetto e dell'incomprensione.
Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce. L'odio si vince solo con l'amore.
Giovanni Paolo II
Ci vogliono impegni pratici e coerenti
Abbiamo sperimentato violenza, guerra e odio, e abbiamo visto come gli errori di una generazione possano ripetersi nei figli e nei nipoti. Abbiamo bisogno che la grazia di Dio ci tocchi e liberi noi e il nostro prossimo dai disastri del passato.
Non si tratta di un cammino veloce e indolore. Occorre molto per costruire amicizia e fiducia tra persone ostili o sospettose. Si deve perseverare nella speranza e non lasciarsi prendere dallo sconforto. Dobbiamo costruire la nostra pace sul nostro bisogno di accogliere il perdono e di offrirlo.
Le nostre preoccupazioni devono essere anche pratiche. Non possiamo proclamare la libertà ai prigionieri senza liberare i poveri da un debito opprimente. Se vogliamo vivere in armonia con i vicini, significa che dobbiamo dare da mangiare agli affamati e cure mediche ai malati. Se ci consideriamo membri di un'unica famiglia umana, dobbiamo condividere con i molti che sono nell'indigenza le cose buone che alcuni di noi possiedono.
Gorge Carey (nella foto),arcivescovo di Canterbury
Comprendere la via della pace
La vera pace viene da Dio. La pace di Dio e la pace sulla terra hanno tra loro un rapporto di madre e figlia. Gesù, principe della pace, ha chiamato beati gli operatori di pace promettendo che saranno chiamati figli di Dio.
Per avere la pace nel mondo bisogna essere in pace con Dio, con noi stessi e tra noi. La parola di Cristo rivolta alla città di Gerusalemme "se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace", si rivolge ugualmente oggi al mondo intero.
Abbiamo il dovere di conoscere i presupposti della pace sulla terra: la giustizia; il rispetto della persona umana, del prossimo, della sua libertà e dignità; la riconciliazione; l'atteggiamento benevolo e altruista verso l'uomo e verso la vita virtuosa secondo Dio.
Bartholomaios I, patriarca ecumenico
Solo la pace è santa
La preghiera libera nuove energie di pace. Con la preghiera insistente, la chiesa non accetta che la guerra sia inevitabile. Nuove energie d'amore preparano la pace. Sono aumentati gli operatori di pace. Non pochi di essi sono caduti: dal loro sangue è germogliata la pace. Il loro sangue ha raggiunto quello dei missionari, dei martiri per la carità e la giustizia.
Anche per la loro testimonianza non siamo rassegnati alle povertà del mondo e alla guerra, madre di tutte le povertà. Tanti conflitti sono ancora aperti. La Chiesa non dispera né si rassegna. Dov'è proclamato e vissuto il vangelo, si impara a non disperdere il grande dono della pace.
Ogni chiesa locale, ogni comunità cristiana, ogni famiglia diventa il santuario della pace. Dalla storia impariamo questa lezione: la pace è possibile e la guerra è un'avventura senza ritorno. Tutti noi abbiamo compreso meglio che solo la pace è santa, mai la guerra!
Andrea Riccardi, Comunità Sant'Egidio
Dono divino e responsabilità umana
Io riconosco che la pace è un dono che Dio fa agli uomini. Questo dono è lasciato alla responsabilità dell'uomo chiamato dal suo Creatore a costruire la pace in questo mondo. È una responsabilità che riguarda tutta la creazione. La pace nel mondo dipende dalla pace tra gli uomini.
È una legge della natura che proviene da Dio, che ha legato il destino della creazione alla responsabilità dell'uomo. Affermo con forza che la giustizia e l'amore fraterno costituiscono i due pilastri fondamentali della vera pace fra gli uomini.
La solidarietà tra i popoli deve condurre ad una più equa distribuzione delle ricchezze del mondo. I paesi più sviluppati devono sostenere i paesi meno avanzati nei loro sforzi verso lo sviluppo. Il commercio internazionale deve rispettare lo sforzo reale di lavoro e di produzione di ciascun popolo. Il secolo nel diventare un secolo di costruzione di un mondo più giusto e fraterno.
Amadou Gasseto,capo religioso africano
La pace è armonia interna ed esterna
Per me la pace consiste nel mantenere l’equilibrio e l’armonia all’interno e all’esterno. Fino a quando non riusciremo a raggiungere questa forma di comprensione, continueremo ad essere testimoni di intolleranza, miseria, sfruttamento conflitti e ingiustizia. La religione, se rettamente intesa, è quella forza che può restaurare l'armonia e l'unità tra il mondo interno ed esterno. Desidero fare un appello all'umanità perché si vada oltre l'isolamento, si sviluppi un amore assoluto, disinteressato e incondizionato verso Dio e la sua creazione. A sostegno della pace, non cessiamo di far ricorso ad ogni nostra risorsa interiore.
Dùli Taiwalkar, rappresentante induista
Non bastano le buone intenzioni
Noi ebrei siamo impegnati in una ideologia, in una religione e in una filosofia centrate sui concetti di pace, di bontà e di fraternità. Le nostre scritture insegnano a non avere rancore contro quanti ci hanno colpito e a cercare sempre la via della conciliazione e dell'amore fraterno. I profeti hanno ripetutamente posto di fronte ai nostri occhi una visione finale nella quale le spade vengono trasformate in aratri e tutte le nazioni vivranno in pace.
Soltanto attraverso un serio dialogo e mediante l'impegno a una dedizione seria per la pace da parte delle maggiori religioni, non soltanto con semplici pronunciamenti, possiamo cominciare a cambiare la condizione umana attuale.
Jsrael Singer,rabbino ebraico