Chicchi che danno frutto: Veglia per i missionari martiri, Mestre
Parole semplici, dal significato profondo e chiaro: "per voi e per tutti..."; "caduti in terra per portare frutto". Le prime, Gesù le ha pronunciate nell'ultima cena, mentre consegnava il calice agli apostoli; le altre alludono all'imminente passaggio di Gesù da questo mondo al Padre: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv. 12, 24).
Le lampade attorno al cero
La chiesa ci ha invitato a riflettere su questo messaggio, in occasione della giornata in memoria dei missionari martiri. Il brano del vangelo è stato letto nel duomo di Mestre, venerdì 28 marzo, durante la veglia in cui abbiamo ricordato i 21 missionari uccisi per il vangelo nel 2007.
Sono stati nominati tutti i martiri, individualmente, mentre diverse lampade erano portate attorno al cero pasquale, posto davanti all'altare maggiore. Con l'ultima lampada abbiamo voluto ricordare mons. Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul in Iraq, trovato morto il 3 marzo scorso dopo il sequestro. Con lui, abbiamo ricordato le innumerevoli persone anonime che in tutto il mondo hanno testimoniato con il sacrificio della loro vita i valori del Regno. I martiri infatti partecipano già alla vittoria di Cristo e ne testimoniano la risurrezione. Il gesto, molto significativo, è stato seguito con intenso raccoglimento.
Martiri e testimoni
Dopo la lettura del vangelo, ha parlato mons. Flavio Carraro, vescovo emerito di Verona. Mons. Carraro ha sottolineato che il termine "martire - testimone" indica non solo colui che viene ucciso per la fede, ma anche chi dona la vita per salvare quella degli altri. È il caso di san Massimiliano Kolbe, che chiede di sostituire un condannato a morte nel campo di sterminio di Auschwitz; ma anche della giovane suor Anne Thole, 35 anni, nata in Swaziland, francescana della Sacra Famiglia, morta il 1° aprile 2007 mentre cercava di mettere in salvo alcuni malati di Aids da un incendio che stava distruggendo l'ospedale.
"Essere martiri, ossia testimoni, è la caratteristica di ogni cristiano in ogni momento della vita. Soltanto questa verità può dare significato alla nostra veglia di preghiera", ha detto mons. Carraro. Con commozione il vescovo ha salutato il religioso somasco Luigi Maule, fratello di p. Ottorino, ucciso in Burundi nel 1995, e i fratelli della suora dorotea Gina Simionato, martire in Burundi nell'ottobre del 2000.
All'uscita della chiesa è stato distribuito ai partecipanti un ricordo della veglia e sono state raccolte le offerte per la costruzione di una chiesa in Iraq.