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Chiamati alla missione: “Se presenti la tua offerta…”

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L’offertorio: un rito rapido e scarno, ridotto quasi a nulla nelle nostre chiese. Richiama l’attenzione solo quando lo si arricchisce con un po’ di coreografia: ceste di frutta portate all’altare o lampade accese che brillano nelle mani di composte danzatrici…

Ma c’è un mistero che attraversa l’offertorio. Può l’uomo offrire a Dio qualcosa che già non gli appartenga? E allora perché questa pantomima di pane e vino, questa finzione di poche, piccole monete che neanche si avvicinano al valore dei due spiccioli che la povera vedova gettava nel tesoro del tempio, dando con essi veramente “tutto quanto aveva per vivere”?

L’unica nostra offerta. Quello che davvero dovremmo mettere sull’altare è un cuore pentito; un cuore pronto a diventare fraterno e a condividere. Un cuore che si fa attraversare da quell’amore per tutti, anche per i nemici, che si esprime nel sacrificio di Gesù sulla croce.

Gesù dice: “Se presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24). Sono parole pungenti. Eppure sembra che non ci riguardino affatto. Siamo tutti persone perbene. Nessuno ha nemici. Ci teniamo tanto alla propria tranquillità!

Se ti ricordi che un fratello... Ma qui Gesù non parla di nemici. Dice: “Se ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te…”. Ecco, allora, che mentre la processione delle offerte si snoda, compaiono davanti a noi milioni e milioni di poveri, nostri fratelli, che hanno qualche cosa contro di noi. Con i nostri consumi smoderati e i nostri sprechi, abbiamo contribuito a ridurli alla miseria. Ecco milioni e milioni di bambini e di giovani, che hanno qualche cosa contro di noi, perché quotidianamente rubiamo il loro futuro, distruggendo l’ambiente e dissipando le risorse vitali della terra. Ecco, ancora, milioni e milioni di oppressi che hanno qualche cosa contro di noi, perché finanziamo armi ed eserciti con versamenti in banca basati solo sul “rendimento di interessi” e privi di ogni preoccupazione etica. Ecco, infine, la massa degli alienati della nostra società, che hanno qualche cosa contro di noi, perché non facciamo nulla per un’informazione e una formazione che contrasti la diffusa menzogna di chi ha in mano i mezzi di comunicazione e persegue solo profitto e potere.

Noi non abbiamo nemici, ma siamo nemici di molti. Lasciamo allora la nostra offerta davanti all’altare e andiamo prima a riconciliarci con questa larga parte di umanità a cui togliamo la dignità e la gioia di vivere. Riconciliamoci con loro, conducendo una vita più sobria e solidale: meno sprechi e meno bisogni artificiali; consumi più consapevoli; risparmi depositati in banca etica; informazione più intelligente e critica… Programmiamo davanti all’altare bilanci familiari compatibili con quanto spetta a ogni essere umano sulla faccia della terra!

Se c’è questo atteggiamento - almeno nel cuore -, allora riprendiamo le offerte nelle nostre mani e posiamole sull’altare. Dio non vuole quelle cose lì. Vuole che chi le offre manifesti la propria disponibilità ad associarsi al sacrificio di Cristo. Egli glorifica il Padre liberando dal male e dalla morte tutti i fratelli e le sorelle della terra.



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