Chiamati alla missione: La terra è tutta santa, in Cristo
Due anni fa sono stato in Terra Santa. Vi dico, con schiettezza, che ho avuto emozioni contrastanti. Mia moglie e mio figlio erano entusiasti, e così tutti gli altri partecipanti al pellegrinaggio. Io sono rimasto affascinato dal lago di Tiberiade: le stesse nebbie, le stesse improvvise e violente folate di vento, le stesse rive deserte e silenziose di quando vi transitava Gesù, con la sua piccola schiera di amici e i tanti che accorrevano per ascoltare la sua parola e vedere i suoi miracoli.
Anche il deserto, le montagne brulle, le strade polverose ed erte mi parlavano di lui e del suo energico andare, senza mai fermarsi, da villaggio a villaggio, da città a città, da solitudine a solitudine…
Quanto ha camminato Gesù!
La vera terra del Signore. Ma già Nazaret è troppo diversa da come l’ha vissuta lui. Ora è una città disordinata e stanca. Forse solo la povertà è grande come allora. Gerusalemme, poi, pur carica dei ricordi più sacri, nasconde il suo nome di Pace nella sua storia tormentata e violenta. Anche quello per cui noi siamo andati, l’evento degli eventi, è come incapsulato in uno scenario inverosimile, tra architetture sovrapposte, liturgie separate e invenzioni turistiche. C’è un muro a Gerusalemme: non quello del pianto, ma della divisione e dell’odio.
Mi ripetevano ad ogni istante: è la terra del Signore, è la città del Signore, è il monte del Signore... Ma solo quando si celebrava la Messa, sentivo Gesù presente e vivo. E allora verificavo che terra del Signore, città del Signore, monte del Signore sono là dove due o tre si riuniscono nel suo nome e ripetono le sante parole: “Questo è il corpo dato per voi; questo il sangue dell’alleanza che per voi sarà sparso”.
Ho pensato ai tanti cristiani che nel corso dei secoli hanno sognato di salire a Gerusalemme. Ho pensato a coloro che ancora oggi partono con il sogno di mettere i piedi sulle orme di Cristo. Lo so che è un’interpretazione tutta occidentale del Sacramento, ma ogni cultura ha i suoi diritti. Noi, come Tommaso, vogliamo esserci, vedere, toccare. Il mistero, per noi, è essere là dove lui, Figlio di Dio ridotto a umana poltiglia, geme e vacilla come molti crocifissi della storia.
Il vantaggio dell’Eucaristia. Una cosa vorrei dire a tutti: l’Eucaristia dà il vantaggio di essere presenti alla sua crocifissione e alla sua morte, senza mediazioni archeologiche. L’Eucaristia irradia la vita. Mentre in Terra Santa ci si ferma, sia pure con commossa venerazione, al sepolcro vuoto.
Quando una piccola comunità sacerdotale ripete, in qualche parte della terra e in ogni momento della storia, il sacrificio che si è consumato una volta per tutte a Gerusalemme nell’anno 30 d.C., lì e allora si concentra tutta la storia del mondo, dalla creazione all’ultimo giorno: “Per Cristo nostro Signore, tu Dio crei e santifichi sempre, fai vivere, benedici e doni al mondo ogni bene. Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli. Amen”. (prima preghiera eucaristica)
Tutto e noi. Dal Padre tutto discende verso di noi attraverso Cristo; e tutto, attraverso di lui, da noi sale al Padre. Le parole da chiarire sono due: “tutto” e “noi”.
Tutto è l’universo, dal granello di sabbia alle stelle. Tutto è la storia, con i suoi misteri di dolore, di peccato e di morte; di innocenza, di lotta e di speranza. Tutto è lì tra le nostre braccia: peso insostenibile, pronto a diventare offerta.
E noi chi siamo? La nostra piccola comunità è il mondo, al quale Dio “dona ogni bene”. Siamo quell’unità di uomini e cose, di spazi e vicende, che purificata e amalgamata da lui, potrà finalmente dire: “Padre nostro...”.