Oggi si sente sempre meno parlare di conversione. Anzi, questa parola è spesso vista con sospetto. La si associa alla violazione della libertà di coscienza ed è considerata un abuso. Per questo motivo, quando ci si incontra con religioni non cristiane, si dichiara di essere lì senza intenti di conversione. Si dialoga, ci si scambiano idee ed esperienze spirituali o di vita, ma ci si rassicura vicendevolmente affermando che non si intende cambiare l’altro. È possibile un vero incontro senza che avvenga un cambiamento nell’anima delle persone coinvolte? Il documento del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso al n. 41 afferma che il dialogo tra persone di fedi diverse ha come obiettivo una più profonda “conversione a Dio di tutti”. Quindi, è anche possibile che la persona sia spinta interiormente ad “abbandonare la propria situazione spirituale o religiosa precedente al fine di dirigersi verso un’altra”. La conversione è una naturale conseguenza dell’incontro con l’altro ed è una componente fondamentale del dialogo tra persone di fedi diverse.
Anche noi Saveriani dobbiamo fare i conti con l’idea di conversione. Nella Regola Fondamentale, una raccolta di estratti dalle Costituzioni scritte da San Guido Maria Conforti, si afferma chiaramente che i membri dell’Istituto si obbligano con voto per l’evangelizzazione degli infedeli (i non cristiani) [4]. Allo stesso tempo, si afferma che la vocazione dei Saveriani è dilatare il Regno di Dio tra gli infedeli, [6] intendendo il desiderio che molti cuori accettino Cristo. Per questo scopo, ogni Saveriano si consacra come vittima volontaria per la conversione degli infedeli [9] collaborando ad un miracolo della grazia che chiede più energie spirituali e santità piuttosto che opere e attivismo. Il cuore del carisma saveriano non è soltanto partire dalla propria terra per un generico servizio ai bisognosi di un altro Paese, ma è un sogno: le persone che non conoscono Cristo possano incontrarlo e amarlo, a tal punto da accettare che Egli diventi il loro unico Signore. È il sogno di Gesù che ha pregato il Padre affinché il mondo creda (cf. Gv 17,21). San Guido aveva questo sogno e per questo ha fondato i Saveriani.
Ma la conversione a Cristo è opera di Dio, come è accaduto a Cornelio negli Atti degli Apostoli (At 10). Inoltre, non si può forzarla o favorirla con metodi illeciti. Una conversione che avvenga in modo non naturale e desiderato dalla persona sarebbe inutile e deleteria. Noi possiamo collaborare con la grazia, cercando di essere canali dell’amore di Dio affinché si riveli nel cuore degli uomini. Alcuni amici mi hanno talvolta invitato a diventare musulmano. Mi è stato detto anche che sarei un buon buddhista. Tutto ciò non mi ha offeso, anzi. Queste parole esprimono l’amore di persone che desiderano condividere con me il tesoro che gli è più caro. Penso che possiamo fare la stessa cosa anche noi. Donare nella libertà ciò che ci è più caro: il nostro rapporto con Cristo. Proviamo, infine, a leggere la storia di conversione di chi ha risposto all’amore di Cristo. I convertiti, con le loro esperienze di luce, sono gli unici che possono davvero descrivere la bellezza di questa parola.
