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Caro missionario... sei il massimo

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Il titolo non me l’ha ispirato un momento di follia narcisistica. L’ho semplicemente letto in una letterina che faceva seguito a un questionario distribuito ai ragazzi delle elementari, dopo l’incontro che avevo con loro nelle scuole e nelle parrocchie friulane. Eravamo all’inizio degli anni ottanta. Si trattava di poche domande e di uno spazio per una letterina che mi avrebbero restituito.

Stavo riordinando la mia vecchia corrispondenza, con la curiosità di vedere se le ragioni che mi avevano spinto a conservare quelle carte avevano ancora senso. Tra la corrispondenza varia, ha fatto capolino questa letterina la cui forma mi era familiare. La conoscevo bene, avendone ricevute a centinaia.

Ero curioso di leggerla per capire se ciò che mi aveva colpito allora avrebbe avuto senso anche oggi. Quella bimba di quinta elementare nel 2014 dovrebbe essere ora una donna di circa quarant’anni.

Chissà se scriverebbe le stesse cose. Incuriositi? Lo spero. Veniamo, ora, a quella… letterina.

''Credo negli uomini pieni d’amore''

Caro missionario, dedico questa mia letterina proprio a te, perché tu sei il massimo. Credo negli uomini grandi, pieni d’amore verso il prossimo, bisog​noso di tanto aiuto. Il mondo ha bisogno di uomini che non si possano né vendere né comprare, e sono certa che questi si possano trovare nella vostra missione, dove possono dare agli altri, senza niente in cambio.

Frequento la quinta elementare; non sono ancora grande, ma neanche tanto piccola per non capire quello che tu fai: ti ammiro, quando penso a te, ti vedo in mezzo a tante malattie e tanta povertà, vedo gli occhi di un bimbo infelice che si rischiarano e sorridono guardandoti.

Ti saluto affettuosamente e ti auguro buon lavoro e tanta forza. Baciami in particolare un bambino piccolo e negro (quando andrai in Africa, naturalmente)”. Lisa

Il bene seminato non ha tempo

Sorpresi? Penso proprio che lo siate, come lo sono stato io rileggendo queste poche righe. Pensieri? Tanti! Gli stessi, forse, che girano per la vostra mente. Ciò che mi ha stupito è stato rendermi conto, con gioia, che ieri come oggi esistono donne e uomini capaci di mettere nel cuore di persone giovanissime una sensibilità e un’attenzione all’altro, tali da permettere di cogliere il bene e le difficoltà della vita degli altri e di farsene carico.

Penso ai genitori di Lisa, alla maestra che ci invitava nella classe a parlare della nostra esperienza missionaria, al parroco e al cappellano, ai catechisti e a tutti coloro che avevano seminato bene in quel cuore.

Dimenticavo: anche allora si diceva che i ragazzi non erano più quelli di una volta!



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