Benedetto XVI in missione: Basilica di san Paolo, fuori le mura
Benedetto XVI - il nome del nuovo Papa ci ricorda il santo protettore dell’Europa e possiamo essere d’accordo con un’osservazione che abbiamo letto in una rivista italiana: che cioè con questo Papa, la divina Provvidenza ha offerto all’Europa un tempo ulteriore per la sua missione storica nel mondo. Giovanni Paolo II ha contribuito a far cadere la cortina di ferro che divideva l’Europa. Forse il nuovo pontificato servirà a consolidare le radici cristiane di questo nostro continente, inquieto e incerto sull’eredità avuta dalla storia.
Questo obiettivo è già abbastanza chiaro nei primi discorsi e omelie del nuovo Papa.
Ma a noi piace notare che papa Benedetto ha già aperto l’orizzonte universale e cattolico della chiesa, riprendendo la consegna lasciata da papa Wojtyla alla fine del giubileo dell’anno 2000: “Duc in altum - Prendete il largo!”.
Continuare la missione
Il 25 aprile scorso, il giorno dopo la solenne inaugurazione del pontificato nei pressi della tomba dell’apostolo Pietro, Benedetto XVI si è recato nella basilica di san Paolo fuori le mura “per ravvivare nella fede - come egli ha detto - la grazia dell’apostolato”. Il Papa, sentendo come san Paolo la sollecitudine di tutte le chiese e ricordando i viaggi missionari di papa Wojtyla, si è recato sulla tomba dell’apostolo delle genti per alimentare quell’amore di Cristo che ha trasformato l’esistenza di Paolo di Tarso, il quale affermava, “è l’amore di Cristo che ci spinge”.
Nella breve omelia che ha tenuto in quell’occasione, Benedetto XVI ha ricordato che la chiesa è per sua natura missionaria e che il suo primo impegno è l’evangelizzazione. Ha anche affermato che il suo compito, come successore di Pietro e di Paolo, è quello di dare continuità alla missione tra le genti, “affinché la parola di Dio corra e sia glorificata e il regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta la terra”.
Benedetto XVI ha poi ricordato una verità che è tradizionale e consueta, ma che a noi missionari fa piacere sentire sulla bocca di colui che spesso è stato descritto solo come il difensore della fede, e che invece è il nostro pastore nella fede. Ecco alcune sue parole.
Annunciare Cristo a tutti
“All’inizio del terzo millennio, la chiesa sente con rinnovata vivezza che il mandato missionario di Cristo è più che mai attuale. Il grande giubileo del duemila l’ha condotta a «ripartire da Cristo», contemplato nella preghiera, perché la luce della sua verità sia irradiata a tutti gli uomini, anzitutto con la testimonianza della santità. Mi è caro qui ricordare il motto che san Benedetto pose nella sua regola, esortando i suoi monaci a «nulla assolutamente anteporre all’amore di Cristo».
In effetti, la vocazione sulla via di Damasco portò Paolo proprio a questo: a fare di Cristo il centro della sua vita, lasciando tutto per la sublimità della conoscenza di lui e del suo mistero d’amore, e impegnandosi poi ad annunciarlo a tutti, specialmente ai pagani, «a gloria del suo nome». La passione per Cristo lo portò a predicare il vangelo non solo con la parola, ma con la stessa vita, sempre più conformata al suo Signore. Alla fine, Paolo annunciò Cristo con il martirio e il suo sangue, insieme a quello di Pietro e di tanti altri testimoni del vangelo, irrigò questa terra e rese feconda la chiesa di Roma, che presiede alla comunione universale della carità”.
Grazie per la conferma
Benedetto XVI ha anche ricordato che il secolo ventesimo è stato un tempo di martirio. E se è vera l’affermazione di Tertulliano che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, allora è lecito attendersi, dice il Papa, “una rinnovata fioritura della chiesa”, specialmente là dove essa ha maggiormente sofferto per la fede e per la testimonianza del vangelo.
Grazie, santo padre, di averci confermati subito nella nostra vocazione e nella nostra missione!