Bangladesh: con entusiasmo, per superare la fase di stanca
Per rinnovare la missione bisogna rinnovare innanzitutto l’entusiasmo del missionario per nostro Signore. Andare in mezzo ai non cristiani, condividere la loro situazione, proporre loro con semplicità quello che abbiamo da proporre: Gesù Cristo, il suo vangelo e i valori da lui vissuti. Questo è sicuramente il rinnovamento più importante.
È un aspetto carente?
Sì, perché abbiamo costruito le nostre cittadelle ed è facile accontentarsi di quelle. Siamo invitati a uscire in modo più deciso, a essere segni e testimoni di Cristo nelle varie situazioni in cui i non cristiani vivono segnati da povertà, violenza e dolore.
C’è qualche saveriano che lo fa già?
Sì, ce ne sono diversi, almeno la metà dei saveriani che lavorano in Bangladesh cercano di lavorare con questo spirito. Per esempio, vivono tra gli handicappati, con i bambini di strada, lavorano nelle scuole per i fuoricasta che non hanno accesso alla scuola pubblica. Altri vivono tra gli ultimi, i munda, un gruppo originario del nord del Paese, ma che ora vive ai margini della foresta del Bengala. Erano stati deportati qui da grossi proprietari terrieri per tagliare la foresta. Ora non lavorano più e sono lasciati nella più completa emarginazione.
Proponete loro la fede cristiana?
Non immediatamente. Si tratta di gente che è sempre stata emarginata e vive una religiosità particolare. Alcuni seguono anche qualche devozione musulmana, ma di fatto non sono musulmani. Fanno fatica a sopravvivere e cercano qualcuno che li aiuti ad acquistare dignità. Nel contatto con i missionari i munda ritrovano un po’ di dignità e acquistano fiducia in se stessi.
La cosa più importante per i missionari?
Sono convinto che Gesù Cristo debba essere così importante per i missionari, al punto da diventare come la pietra preziosa da acquistare vendendo tutto il resto e da condividere poi con gli altri. Se non si avverte questa sua importanza, allora anche il presentare Cristo agli altri non darà risultati.
Ma il missionario ha già scelto Cristo!
Sicuramente tutti i missionari lavorano per Gesù Cristo, sono motivati da Gesù Cristo, ma non si può dare per scontato che Cristo sia per tutti loro l’unica scelta. In un ambiente prevalentemente musulmano, o comunque dominato dal pluralismo religioso, c’è bisogno di una fede e un’adesione più profonda per avere il coraggio e l’entusiasmo di proporre agli altri il Cristo salvatore.
Cos’altro si deve migliorare?
Direi una maggiore decisione nel vivere come la gente in mezzo a cui lavoriamo; avvicinarci maggiormente alla loro cultura e al loro stile di vita. Dovremmo anche cercare di semplificare strutture e stile di vita, perché non diventino controtestimonianza, ma siano coerenti con il messaggio che predichiamo.
Attualmente come va?
Ho l’impressione che stiamo vivendo una fase un po’ di stanca in Bangladesh. Lavoriamo molto, facciamo molta promozione umana e animazione, ma ci manca quel qualcosa che faccia dire a coloro che beneficiano della nostra testimonianza, che lo facciamo in nome di Qualcuno e non in nome di noi stessi. Credo che questa sia una distinzione molto importante. Credo che proprio qui stia la differenza.