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Ballarin P. Lino, veronese: L'elogio della penombra

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Lettera aperta a p. Lino Ballarin

Caro padre Lino, il giorno in cui scriverò un libro su di te, lo intitolerò L'elogio della penombra. Sì, perché meriti ampiamente che si scriva un libro su di te, e non solo un articolo come questo. E al pittore che volesse dipingere un quadro su di te, suggerirei questa composizione: di ritrarti in piedi, con un libro in mano, all'ombra di una antica quercia, gli occhi rivolti verso un lontano paesaggio che si apre all'infinito davanti a te.

Non ho molti ricordi di te, prima di averti incontrato sulle montagne del Kivu, in Congo. Tentavamo, assieme, di muovere i primi passi per impadronirci della lingua e della storia della gente alla quale eravamo stati inviati come missionari. Avevi fatto studi seri all' università Gregoriana di Roma dove, nel 1961, hai conseguito una brillante laurea in storia ecclesiastica e avevi insegnato storia nella nostra scuola teologica. Gli studenti ricordano di te la chiarezza nell'esporre la materia, condita dal tuo tipico sorriso, che hai bellissimo, e che rendeva il tuo insegnamento gradevole.

I ricordi: un cavallo, le angurie, i genitori

Prima, però, di passare a ricordare la tua attività come missionario e come conservatore del museo saveriano di Parma, lascia che io rievochi alcune scene alle quali hai assistito, da ragazzo, e che sono rimaste impresse nella tua mente di vegliardo smemorato, per un loro antico sapore di casa tua.

Ti ricordi Lino? Quel cavallo imbizzarrito aveva lasciato la stalla e correva all'impazzata lungo le vie del paese e il suo padrone lo rincorreva, brandendo una fetta di polenta: fu solo quest'esca a frenarne la corsa, fra le grida di tripudio tue e della gente. O quando, nel campo delle angurie mature, assieme a tuo cugino, facevate i custodi di queste preziose cucurbitacee e scoppiò quell'infernale uragano che vi costrinse a ripararvi nel "casotto" e a impedire che fosse divelto dalla furia della tempesta, aggrappandovi ai due pali che lo sostenevano. Fu così che tuo padre, arrivato in bicicletta, appena cessato l'uragano, vi ritrovò sani e salvi.

Ma il ricordo, sul quale ritorni tante volte, è quello dell'impatto che hanno avuto i tuoi genitori nella tua inclinazione alla letteratura e alla storia. Ricordi la " passione" di tua mamma (morta a 92 anni!) per la lettura dei romanzi alla quale si dava fin da ragazza, al lume di candela, di notte, quando era a servizio. E poi le serate d'inverno, attorno al fuoco, e ti incantavi ascoltando le gesta eroiche che tuo padre ti leggeva, mentre la mamma faceva la calza!

E poi? E poi, quante cose! Il tuo arrivo nella casa apostolica di Vicenza (il 26 novembre 1931), i tuoi studi brillanti, e le altre tappe della vita, fino alla data del tuo sacerdozio, il 29 giugno 1945, sessant’anni fa.

Grande esperto del popolo “lega”

“La nave sospirata”! Beh, non era proprio una nave, ma un grosso mercantile che faceva rotta verso l'Africa, partendo da Genova. Era il 28 novembre 1961. Fratel Guglielmo Saderi era tuo compagno di viaggio. Costeggiando l'Africa, passando per il canale di Suez, avete avuto l'occasione di fare vari scali che vi hanno dato modo di "assaggiare" un po' d’Africa. Come quando, entrando in una chiesa, ti sei accorto, con stupore, che il sagrestano passeggiava nel sacro edificio a piedi nudi ! Ma, caro Lino, chi era, a quell'epoca, l'africano che non viaggiasse scalzo? Tra i compagni di viaggio, c’era un illustre entomologo tedesco che, ad ogni scalo, scendeva a terra e andava a caccia di farfalle che poi infilava nel suo raccoglitore. Sai, Lino: viaggia chi può e cerca quello che vuole.

Dopo pochi mesi passati nella piana, vicino ad Uvira, sei stato inviato nell'Urega, a 1.400 metri di altitudine. Fu allora che ti incontrai sul suolo benedetto della missione, ove io ero giunto un anno prima di te. Sei stato missionario a Mwenga, Kitutu e Shabunda, ma sempre nel territorio abitato dal grande gruppo etnico dei lega. È una popolazione di ricche tradizioni, con un patrimonio religioso importante, e un carattere aperto. Tu ne sei diventato un attento studioso e noi conserviamo nel nostro archivio vari manoscritti sui lega, accompagnati da una ricca documentazione fotografica. Non posso dimenticare le due pubblicazioni nella collezione "Favole dall' Africa" (edizioni EMI 1986, 1988) dovute alla tua qualità di favolista e alla ricerca delle fonti, quando hai passato ore ed ore a interrogare i vecchi africani perché ti facessero il "regalo" di una loro fiaba, ricca sempre di profondo contenuto etico.

Assiduo conservatore al museo saveriano

Dopo vent’anni in missione (dal 1961 al 1981), sei stato nominato conservatore presso il museo d'arte cinese ed etnografico dei saveriani di Parma. Hai lavorato con assoluta fedeltà al tuo impegno. Hai accompagnato migliaia di visitatori. Hai compilato il primo inventario del museo, che è servito come base ai tuoi successori per catalogare tutte le opere conservate. Hai poi curato la collezione degli oggetti africani, che ora è la sezione africana del museo, ricca di otre 4.000 pezzi, inclusi quelli dei tuoi amici lega. Sono stati 14 anni di lavoro paziente ed oscuro, all'ombra di personaggi più celebrati di te.

L’impegno al museo d'arte non ti ha impedito di proseguire la tua attività di ricercatore e scrittore. Menziono il tuo studio di analisi critica delle Costituzioni saveriane di mons. Conforti, con il testo prezioso Storia di un progetto (EMI, 1993). Lo spazio non mi permette di citare le tue altre pubblicazioni (una quindicina di titoli) con traduzioni dall'inglese e dal francese.

Caro padre Lino, queste quattro righe le ho scritte più come amico che come storico. Penso a te con gioia perché ho avuto la fortuna di incontrarti, prima in missione e poi qui a Parma, nel lavoro comune al museo. Ho scoperto che il Signore ti ha dato un cuore profondamente buono.

I sessant’anni del tuo sacerdozio sono i testimoni di una lunga e amorosa fedeltà alla tua vocazione.



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