Annunciare... narrando
Ogni anno, ci viene proposto di riflettere insieme su un tema missionario. Quest’anno (2016-2017) è il turno dell’Annunciare… narrando. Con gli animatori missionari della Bassa Padovana, abbiamo riflettuto, sia sul tema del mondo che della comunità. Eravamo circa una trentina e ci siamo confrontati con l’aiuto dell’Africa.
Conoscere e farsi conoscere
L’annuncio non possiamo tenerlo per noi, ma dobbiamo narrarlo al mondo. E l’Africa ci insegna a guardarlo con gli occhi di Dio. Per narrare utilizziamo spesso racconti e proverbi, come faceva Gesù con le parabole. Infatti, vedere non basta.
Per conoscere qualcuno occorre sedersi. Bisogna cambiare prospettiva, togliere i pregiudizi e vedere le cose con un occhio nuovo.
Conoscere e farsi conoscere, come ci ricorda una frase scritta sul pilastro alla Naranzeria del mercato di Rialto a Venezia: “No dir di me, se di me tu sai, parla di te e poi di me dirai”. È un nuovo cammino che siamo invitati a fare.
Conta ciò che sei non ciò che fai
Allora, le domande vengono spontanee, sempre partendo da un altro proverbio africano: “Voi occidentali avete l’orologio, noi abbiamo il tempo”. Quali esempi di solidarietà vediamo intorno a noi? Come possiamo rendere concreto il desiderio di bene? Conosco l’Africa (e tante situazioni del mondo) solo per sentito dire o cerco di andare in profondità? I doni che ricevo dal mondo, li condivido con altri? Queste domande non ci possono lasciare indifferenti.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Noi siamo l’intreccio di vite e storie: siamo un po’ i genitori che ci hanno generato, gli amici avuti, le persone incontrate. L’Africa ce lo ricorda, con i suoi valori di solidarietà, ospitalità, rispetto, tolleranza, verità, sincerità, onestà e lealtà.
Tutto ciò ha significato se ci si mette in relazione. Infatti, non si chiede ciò che fai, ma quello che sei.
Camminare con chi ci sta vicino
Costruire comunità richiede saper vedere, ascoltare, incontrare, creare relazioni. Dobbiamo, come ci ricorda papa Francesco, smettere di stare sdraiati sul divano, ma metterci in piedi, camminare con chi ci sta vicino.
Il testamento di frère Christian, priore di Tibhirine, ucciso dai terroristi, è un invito a sentirsi fratello di ogni persona. Così scriveva: “Da questa vita perduta, totalmente mia e totalmente loro, io rendo grazie a Dio, che sembra averla voluta tutta intera per questa gioia, attraverso e nonostante tutto”.
Noi animatori missionari stiamo provando a narrare, ad annunciare a tutti come dia gioia condividere con i nostri fratelli.