Accoglienza, integrazione e identità
Il rispetto della cultura è uno dei precetti fondamentali del missionario. San Guido direbbe: “Sì, andate per predicare la fratellanza universale, destinata ad abbattere tutte le barriere e a formare di tutti gli uomini, senza distruggere le nazionalità e i relativi diritti, una sola grande famiglia”.
Far sentire gli altri a casa propria
Hortolândia è una città interculturale. Ben più di centomila sono giunti in questi ultimi vent’anni da tutti gli stati del Brasile. Si sistemano come possono, prima in baracche o ospitati da parenti, poi in terre di invasione e quindi, se trovano lavoro, riescono a farsi uno spazio dignitoso. Il comune costruisce case popolari, l’edilizia privata costruisce palazzi.
L’integrazione e l’identità sono certamente i problemi più urgenti. Le comunità cristiane praticano l’accoglienza. Fanno sentire all’altro, per quanto possibile, di essere a casa sua. Non è facile, poiché, con il pensiero e il cuore (la saudade, nostalgia), “casa propria” rimane, per molto tempo, il luogo da cui si è arrivati.
Una festa interculturale
Da questa situazione, è scaturita l’idea di organizzare una festa interculturale, con cibi dei diversi luoghi di origine e danze regionali. I nostri giovani si sono impegnati e, sera dopo sera, hanno imparato i diversi passi e i più conosciuti ritmi regionali. Le sei comunità si sono divise il compito di preparare i cibi, in modo che tutti potessero sperimentare i gusti e i sapori delle proprie origini.
È stato un momento felice di integrazione e un’esperienza di impegno comune, di fraternità vissuta, di evangelizzazione gioiosa. Un piccolo passo, affinché non succeda quello che papa Francesco lamenta nell’Evangelii Gaudium (63):
“È necessario riconoscere che, se parte della nostra gente battezzata non sperimenta la propria appartenenza alla chiesa, ciò si deve anche ad alcune strutture e ad un clima poco accoglienti in alcune delle nostre parrocchie e comunità, o a un atteggiamento burocratico per rispondere ai problemi, semplici o complessi, della vita dei nostri popoli.
In molte parti, c’è un predominio dell’aspetto amministrativo su quello pastorale, come pure una sacramentalizzazione senza altre forme di evangelizzazione”.