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Dal Bangladesh ho seguito con apprensione il dilagare della pandemia nel mondo e soprattutto in Italia: un flagello che ancora adesso continua a seminare disagio e sofferenza.

Qui, nei primi mesi dallo scoppio della pandemia, ha patito soprattutto la povera gente, che vive legata al giorno di lavoro. Il governo aveva bloccato subito tutto: fabbriche, scuole, traffico. È stato anche il periodo in cui abbiamo ricevuto l’aiuto dai nostri benefattori e abbiamo così potuto dare una mano ai più disagiati. Poi, tutto è ripreso più o meno normalmente. A Chuknagar, con cautela, ma a pieno ritmo, è ripartita l’attività educativa del Tuition Program nei 14 villaggi. Nei mesi febbraio-marzo poi, a livello di villaggio, come facciamo ormai da anni, abbiamo avuto l’incontro con i genitori dei ragazzi che frequentano il nostro programma. Sono appuntamenti importanti per l’impatto che possono avere non solo a livello educativo, ma anche per l’elevazione sociale dei nostri Das. Nel recente passato, per esempio, abbiamo forzato la mano per eliminare il matrimonio in tenera età, che era un’autentica piaga sociale della comunità Das.

Quest’anno, abbiamo scelto il tema Ekota (unità) con il motto: l’unità è la nostra forza trainante verso la piena libertà. Fin dall’inizio della nostra presenza tra i fuori casta (Das, Rishi, Muci, Horijon, Dalit, ecc.) abbiamo sempre dato molta importanza all’alfabetizzazione. Da 60 anni si è registrato un ampio risveglio di coscienza nei nostri Das ed è iniziato un movimento di coscientizzazione e di liberazione, che nessuno potrà più fermare. Oggi, però, la vera debolezza che impedisce loro di riscattarsi pienamente a livello sociale è la mancanza di unità. Di fronte a una lite, a uno screzio si rivolgono a chi gestisce il potere nella zona. In questo modo perpetuano il loro asservimento e rendono vana l’educazione ricevuta.

Negli incontri di quest’anno, ho fatto riferimento alle parole di Bhimrao Ramji Ambedkar, grande leader dei Dalit dell’India e del mondo: educate, scuotete, organizzate, abbiate fiducia in voi stessi.  
Educate: dà risalto all’alfabetizzazione di massa, che apre gli occhi e risveglia le coscienze. Scuotete: sottolinea il fatto che il risveglio individuale non serve al riscatto della collettività. Occorre che io vada dal mio vicino a scuoterlo dal sonno. Ma, per una collettività illuminata che ha preso coscienza della propria situazione, occorre organizzarsi e creare un fronte comune per iniziare la propria lotta di liberazione. Alla base di tutto però deve esserci la certezza che questo è possibile se si ha fiducia in sé stessi, un aspetto molto carente nei Das, che hanno un’immagine di sé molto deturpata. Negli incontri con loro, mi son trovato a dire: “Vedete che il nome Das non siete stati voi a sceglierlo, ma ve lo hanno imposto gli altri, come a dire: voi siete Das (schiavo) e tali dovete rimanere!”.

È solo la forza del Cristo Risorto che all’età di 82 anni mi spinge a salire ancora in moto e percorrere le vie dei villaggi per annunciare parole di liberazione a chi si trova in una situazione di schiavitù (Lc.4,18).



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