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Pur con qualche inevitabile inconveniente dovuto alla situazione da Covid-19, ho potuto trascorrere i mesi di gennaio e febbraio 2021 in Indonesia, visitando le comunità saveriane, incontrando tutti i confratelli e apprezzando di nuovo il loro impegno missionario.

Quest’anno, i saveriani ricordano e celebrano i 70 anni di presenza in Indonesia, una nazione con 270 milioni di abitanti, conformata come un immenso arcipelago esteso per quasi due milioni di chilometri quadrati, frammentato in 18mila isole. Una varietà che è la forza di questo paese, ma che a volte è uno dei suoi limiti, come si può notare dalle tensioni separatiste, discriminazioni, campagne d’odio, indottrinamento e terrorismo che hanno segnato la storia moderna del Paese.
Anche recentemente - domenica 28 marzo 2021 - la comunità cattolica indonesiana è finita sotto l’attacco terrorista del fondamentalismo brutale, a Makassar, dove vive una piccola comunità cattolica di 1.400 individui, composta per l'80% da discendenza cinese.

L’ideologia ufficiale indonesiana - quella della Pancasila (Cinque Princìpi) - ha al centro l’ideale/valore di uguaglianza, anche delle espressioni religiose ammesse per legge e con una Costituzione che le tutela. Il motto nazionale bhinneka tunggal ika, 'Unità nella diversità', esprime la volontà di garanzia per le minoranze e il sostegno alla convivenza e al dialogo. Tuttavia, vari fattori continuano a incentivare tensioni e violenze tra la comunità musulmana e quella cristiana. Essi sono spesso fondati su contrasti di interessi, ma alimentati anche dalle politiche governative (ad esempio la difficoltà di disporre di terreni e permessi per nuovi luoghi di culto) e dagli estremisti che alimentano insofferenza, quando non odio aperto, verso i battezzati. Fatti come quelli accaduti a Makassar, pongono ancora una volta la comunità cristiana davanti alla propria precarietà in quello che è il maggiore Paese musulmano al mondo. Attualmente, la comunità cattolica indonesiana è composta da circa 8 milioni di fedeli, un terzo del totale dei cristiani che sono il 10% della popolazione.

Questo è l’attuale contesto culturale e religioso, nel quale la comunità saveriana in Indonesia ha una storia lunga e gloriosa. Arrivando a Padang nei primi anni ’50, i saveriani hanno accettato sfide che, considerate con gli occhi odierni, potrebbero addirittura sembrare temerarie. Soprattutto nella diocesi di Padang (nella quale i primi due vescovi sono stati i saveriani Pasquale De Martino e Raimondo Bergamin) le chiese fondate, comunità e strutture, sono tutt’oggi di enorme valore missionario e - insieme alle altre opere di tipo sociale - esprimono un’attenzione non comune. I vescovi indonesiani che incontriamo nelle nostre visite regolarmente ce lo ricordano.

Da vari decenni, stiamo collaborando anche al lavoro missionario delle diocesi di Jakarta, Yojakarta e Medan. Durante la visita, è deceduto a Padang il confratello p. Giuseppe Pierantoni, che ha lavorato in Indonesia per 40 anni. Accompagnando p. Pierantoni nell’ultimo viaggio, in lui mi sembrava di stare onorando tutti i confratelli che in questi decenni hanno dato la loro vita per il Vangelo e la missione in Indonesia. Ciò che ora la comunità saveriana in Indonesia è, lo si deve anche a loro.
In questi ultimi decenni, le priorità iniziali, cioè fondazione e formazione della Chiesa, si sono allargate ad altre, come l’animazione vocazionale e la formazione, dove un prezioso e notevole lavoro si sta svolgendo.

Effettivamente, la Regione dell’Indonesia si è distinta e si distingue per il dono delle vocazioni alla nostra congregazione: sono già 43 i missionari saveriani indonesiani di voti perpetui (presbiteri e fratelli) impegnati nell’opera missionaria della Chiesa e nei vari continenti dove l’Istituto saveriano è presente. Finalmente, in tutte le comunità e/o parrocchie visitate ho potuto incontrare gruppi di laici con i quali i nostri stanno condividendo il carisma e la spiritualità saveriana. In Indonesia, il laicato saveriano è chiamato PAX (Paguyuban Awam Xaverian che significa Associazione Laici Saveriani). È un settore che si sta cercando di sviluppare con coraggio e buona volontà.

Molti di questi laici sono interessati a diventare parte della Famiglia carismatica saveriana, collaborando in un modo o in un altro alla missione dei saveriani. Impegnati nel campo dell’aiuto ai poveri, e nel dialogo interreligioso, essi desiderano vivere la loro vocazione cristiana in modo saveriano; una vocazione alla buona fratellanza universale, all’essere fratelli e non solo sentirci tali, chiamati a diventare prossimo degli altri (cfr. Fratelli Tutti 81) e scoprendo in loro, in particolare in chi soffre, la presenza di Dio. E questa, anche in Indonesia, è la Buona Notizia che i saveriani, laici e consacrati, dopo 70 anni, continuano a portare avanti.



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