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1. Il neoliberalismo. Bolsonaro si è dichiarato favorevole al neoliberalismo ed è diventato il candidato delle potenze transnazionali. Possiamo perfino credere che Bolsonaro sia stato lanciato come “sonda” (non era il candidato ideale, perché troppo truculento), mentre altri filo-neoliberali non sono decollati. Bolsonaro continuerà la politica di Temer che sta “svendendo” il Brasile.

2. Le chiese evangeliche. Con la globalizzazione è sorta una religiosità light, ma molto agguerrita, che mostra la parola di Dio come il toccasana che risolve problemi economici, fisici, sociali. Le chiese evangeliche presentano la chiesa cattolica come superata, pedofila, idolatrica... E pensavano di eliminarla in fretta. Ma la chiesa cattolica sta resistendo più di quanto pensassero; e questo sta provocando una loro crociata. Le chiese evangeliche di Brasile e Stati Uniti hanno approfittato delle elezioni per denigrare vescovi e fedeli cattolici; e hanno investito molto, economicamente, in Bolsonaro, che si è fatto battezzare.

3. Le Fake News. Sono state le protagoniste della campagna elettorale. Haddad è ricorso alla “maldicenza”, per mettere in mostra le magagne dell’avversario; Bolsonaro è ricorso alle “calunnie”, accusando falsamente l’avversario.

4. Il partito dei lavoratori (PT). Il PT è stato scelto come “capro espiatorio”, per spiegare al popolo brasiliano perché il paese sia sceso così in basso. Il PT ha donato al paese i 14 anni migliori della sua storia. Ha commesso il peccato di volersi perpetuare al governo, anche cedendo alla corruzione (ma nella classifica dei partiti più corrotti è al 7º posto). Ma c’è stata una demonizzazione e l’avversione al PT è stato forse il principale motivo dell’ascesa di Bolsonaro.

5. Le élites brasiliane. Le élites - latifondisti, politici, militari, industriali, banchieri, mass media - fin dal tempo del colonialismo, nutrono disprezzo e perfino odio verso i poveri e hanno appoggiato Bolsonaro.

6. I media. C’è una rete che sta crescendo: è la Record di Edir Macedo, fondatore della Igreja (Chiesa) Universal e di un impero economico. L’alleanza Bolsonaro-Macedo ha sfidato la Globo. Gli altri media, con parvenza di imparzialità, hanno però favorito Bolsonaro.

7. La crisi. Il Brasile sta passando una svalutazione nazionale e internazionale. Specialmente nei giovani questo produce frustrazione, perfino una volontà di omicidio e suicidio. È rabbia contro tutti, perfino contro se stessi. È Bolsonaro.

8. La Lava Jato. Quattro anni e mezzo fa è iniziata la “Lava Jato”, una campagna contro la corruzione, simile all’italiana Mani Pulite (i brasiliani dicono però che gli italiani non hanno avuto il coraggio di andare fino in fondo). Ma qui il paese da quattro anni assiste ogni giorno ad arresti (selettivi), privatizzazioni, accuse e smentite, supremazia del giudiziario e delle forze armate... Bolsonaro è di un partito nuovo (perciò senza casi di corruzione)...

9. Il clima dittatoriale. C’è la tentazione della dittatura militare o della violenza estrema come scorciatoia per vincere i mali. Bolsonaro, di estrazione militare, s’è proposto di provocare 30 mila morti come lezione (anche se “moriranno alcuni innocenti”); e di portare i neri (“la negrata”) nella “ponta da praia”, centro di tortura. Purtroppo, i dittatori e torturatori brasiliani dei 20 anni di dittatura (1964-84) non sono stati giudicati e condannati (come invece furono i cileni e argentini). Troppi militari sono stati eletti in queste elezioni.

10. Psicologia del branco. Bolsonaro s’è presentato per quello che è. Perché ha ottenuto tanti voti? La risposta sta nella psicologia del branco. Bolsonaro è un eterno adolescente, leader del branco nazi-fascista. Ci dicono i psicanalisti che quando gli individui si muovono come un gruppo, l’intelligenza media è pari a quella del meno intelligente tra loro, il leader, che reagisce ed agisce basandosi sulla forza fisica e non sull’abilità intellettiva. Ci si adegua al “meno intelligente”. Questo spiega tante elezioni deludenti, indegne.



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