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Originario di Novoledo di Villaverla (VI), dal 2000 mi trovo in Amazzonia, per dar il mio contributo alla missione che Cristo affidò ai suoi discepoli e a tutta la Chiesa: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura…”.

Dopo 20 anni di presenza in questa terra, spesi tra il lavoro pastorale parrocchiale e la formazione dei nostri studenti, sono rientrato in Italia alla fine di gennaio, per iniziare il mio anno sabbatico: tempo di riflessione e di aggiornamento. Per il momento sono gradito ospite delle mie sorelle Mirca ed Emanuela, a Montecchio Precalcino, per un po’ di riposo e per visitare la comunità parrocchiale di Novoledo dove è nata la mia vocazione missionaria. Nella vita è fondamentale prendersi delle pause. Serve per apprezzare appieno ciò che si ha, per trovare le risposte a tante domande che la vita missionaria ci pone e per ritornare al proprio lavoro più carichi di prima.

Di una cosa sono certo. Dio non poteva essere più buono con me, collocando nel mio cuore il desiderio di essere discepolo e missionario del suo Figlio Gesù Cristo, facendomi vivere come fratello tra fratelli nella famiglia Saveriana, condividendo con le persone a cui sono inviato la mia vita e il mio amore per il Vangelo di Gesù Cristo. Sarà un “tempo” un po’ speciale, anche perché il mio anno di aggiornamento è coinciso con il tempo della pandemia, per cui dovrò convivere con questa imprevista situazione. Il grande cambiamento che potrà avvenire, e questo me lo auguro, è la possibilità di intraprendere il “cammino della solidarietà”, condividendo quello che siamo e abbiamo per costruire una società più giusta, fraterna e solidale.

Come dice papa Francesco: “La solidarietà oggi è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali”. Questo è il cammino che noi saveriani stiamo cercando di percorrere in Brasile, aiutando la chiesa locale ad essere più che mai “sacramento universale dell’amore di Dio per il mondo”. Attraverso la nostra testimonianza, proviamo a manifestare questo amore universale, affinché tutti si sentano parte della grande famiglia di Dio.

Purtroppo, il Brasile, Paese dalle grandi e molteplici ricchezze, sta attraversando un tempo molto difficile, con milioni di famiglie in una situazione sempre più drammatica e di estrema povertà. In una nazione di grandi estensioni di terra, ci sono circa 5 milioni di famiglie che non hanno un terreno proprio da coltivare. Altre non hanno alcun diritto sui terreni, dove vivono e lavorano da generazioni. All’interno di questa situazione, già di evidente debolezza, si è innestata la pandemia Covid-19, che ha reso il Brasile uno dei Paesi al mondo con il maggior numero di vittime, soprattutto tra le famiglie più fragili. La situazione di grave diffusione del Covid risente dell’assenza di politiche di coordinamento sanitario da parte del governo centrale, notoriamente schierato su posizioni negazioniste, con gravi effetti sul livello di diffusione e di letalità del virus. Tutto ciò sta producendo l’esclusione di tante persone dalla possibilità di condurre una vita che sia degna di essere vissuta.

La Chiesa in Brasile è chiamata a farsi carico di questa realtà, realizzando sempre più una pastorale d’inclusione, annunciando con forza e coraggio la Parola di Dio, perché l’Amore di Dio non esclude nessuno. Siamo 28 saveriani, di differenti età, attualmente presenti nel Nord del Brasile, e siamo impegnati in varie attività, forse troppe per quelli che siamo. Alcuni di noi prestano servizio nella Pastorale Parrocchiale, con tutte le grandi sfide che la città e la periferia offrono: disoccupazione, povertà, violenza, razzismo e numerosi altri problemi sociali. Una piccola componente saveriana guida la Pastorale Indigena, i primi abitanti del Brasile, che oggi sono in minoranza e minacciati di estinzione.

Prestiamo servizio di Animazione missionaria e vocazionale, per aiutare la chiesa locale, ben organizzata, a sentire la dimensione missionaria come parte costitutiva del suo essere chiesa. Seguiamo alcuni giovani che hanno manifestato il desiderio di essere missionari, curandone la formazione nel seminario saveriano a Belém. Nonostante le difficoltà, ci consola il fatto di vedere la presenza di tanti laici, uomini e donne, che assieme a noi diventano sempre più “protagonisti” della missione della chiesa.
Queste persone, non solo condividono il nostro carisma missionario, ma si sentono partecipi della nostra famiglia missionaria. Assieme a noi, portano avanti varie attività missionarie nelle parrocchie, nella società e ci aiutano nella formazione dei nostri studenti.

Per 10 anni ho seguito un gruppo di preghiera, chiamato “San Guido Conforti”, che ispirandosi al carisma del nostro fondatore, “Fare del mondo una sola famiglia”, ha scelto come missione nella propria parrocchia, l’annuncio del Vangelo a tutte le famiglie. Tutto ciò ci rallegra e mostra la bellezza di sentirci parte della stessa missione, ascoltatori assidui della Parola di Dio che ci invita ad andare incontro all’altro, al fratello più bisognoso, creando relazioni fraterne per poter rigenerare la nostra vita, le comunità cristiane e la società. 

Ogni “vita umana” è il talento più prezioso che vogliamo valorizzare, affinché diventi un bene e una benedizione per chi ci vive accanto. L’augurio che possiamo farci in questo tempo di pandemia è di essere più solidali con chi soffre, di saper accorgerci dell’altro e andargli incontro con un cuore aperto, per costruire insieme la fratellanza.



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