IL RAPPORTO tra GIOVANE – CHIESA e GIOVANE – DIO
IL RAPPORTO TRA GIOVANE – CHIESA E GIOVANE – DIO
(di ELEONORA MURERO, Desio)
Partendo dalla tua esperienza, che rapporto tra Giovane-Chiesa e Giovane-Dio?
La chiesa deve essere testimonianza per i ragazzi: l’esempio di Edith Stein
Testimonianza. È spesso una parola che si associa inevitabilmente alla sfera religiosa. Quando in realtà è ciò che ogni vita può dare: dal religioso, al laico, all’ateo. Tutti hanno una missione e sono una testimonianza per gli altri. Se provassi a descrivere il rapporto che i giovani oggi hanno con la chiesa, per poterlo fare ne dovrei delineare le diverse tipologie. Osservo due categorie antitetiche: quelli che l’accettano senza farsi domande e quelli che invece se ne fanno. I più però spesso decidono che non ne vale la pena, oppure semplicemente abbandonano, anche per inerzia o pigrizia.
Non è facile trovare risposte alle grandi domande, spesso legati a volti o tradizioni, che sono percepite lontane o come un dato di fatto da accogliere passivamente, senza che attecchiscano effettivamente nelle riflessioni sulla propria vita. Spesso non lo si fa perché non è una cosa che porta immediati frutti. Non è un ambiente che viene percepito come interessante, stimolante o accogliente, produttivo nell’immediato. O perlomeno per la seconda categoria di giovani.
Personalmente trovo grande ispirazione in alcune figure. Questo mi ha sempre aiutata.
Sicuramente quella che più mi ha interessata è stata Santa Teresa Benedetta dalla Croce, compatrona d’Europa e martire, meglio nota come: Edith Stein. Una donna coraggiosa, che si è convertita durante orrori delle persecuzioni naziste. Anche Papa Francesco l’ha ricordata in occasione del 9 agosto, anniversario della sua morte. L’ho conosciuta quando sono partita con i giovani della mia città nel 2016 per la GMG (Giornata mondiale della gioventù) di Cracovia. Una donna che è stata un “Luminosissimo enigma” (citando una definizione dal libro di Lella Costa, edito per Solferini “Ciò che possiamo fare”). La sua voce è ancora un richiamo forte a valori importanti, quali l’accoglienza, la pace e il coraggio di affermarli; in un’Europa che vediamo chiusa. Probabilmente sono figure così, che sono vicine alla realtà e ai problemi che ci interpellano, che fanno avvicinare i giovani alla chiesa, che è testimonianza.
Vita vissuta e spesa per qualcosa/qualcuno in cui si crede davvero, che non si dice solo a parole, ma coi fatti.
L’autrice del libro si domanda “Potrebbe servire a qualcosa, a qualcuno? [raccontare la vita e il pensiero di Edith Stein, ndr] Oggi, adesso?”. Si risponde. “Forse sì, perché è oggi, è adesso il momento di riflettere su quell’Europa che ci riguarda molto da vicini”. Compatrona scelta, insieme ad altri cinque, per sottolineare la pluralità del mondo in cui viviamo.
Una donna che fa capire quanto si possano unire i diversi sguardi per comprendersi nella realtà in cui si vive.
Lei ha scritto una fenomenologia della Croce, unendo Husserl (filosofo tedesco, suo maestro) e Cristo. Temi che che apparentemente sembrano contrastanti, ma che nella loro complessità, si intrecciano e si scoprono come veri.
Questo è quello che auguro a ciascun giovane per il suo cammino, sia esso personale o di gruppo:
lasciarsi interrogare ed ispirare; perché, forse, gli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta sono la spinta per nuovi pensieri e azioni.