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Valeriano Cobbe

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Valeriano Cobbe (4.1.1932 - 14.10.1974) nasce a Camisano Vicentino (Vicenza - Italia). Quando i figli diventano troppi la famiglia si sposta un po' fuori città, ai Pomari, in campagna, e lì resterà per trentacinque anni.

E' il 1943. E Valeriano Cobbe, undicenne, decide di andare in seminario. Perciò ogni mattina, in bicicletta, va a Lerino, alla scuola parrocchiale di don Giuseppe Stella. Un giorno a Camisano arriva un missionario. Predica, domanda preghiere, vocazioni, soldi. E Valeriano Cobbe accetta la sfida. Diventerà missionario saveriano.

Il 12 settembre 1950 - diciottenne - pronuncia i voti di povertà, castità, obbedienza e missione. Due anni dopo, con altri quattro studenti, parte da Livorno destinazione gli Stati Uniti. Il 2 febbraio 1957: è ordinato prete. Lo nominano vicerettore ed economo della casa di Petersham (Massachussetts) negli Stati Uniti. Aiuta anche i parroci vicini.

Cinque anni dopo, il 3 ottobre 1962, trentenne, sale su un aereo che lo porta in missione. La sua destinazione è la sperduta Khulna, nel Pakistan Orientale (oggi Bangladesh). Dopo lo studio della lingua Bengoli, lo mandano a Baniarchok insieme da P. Antonio Alberton. Dopo un solo anno a Baniarchok, viene chiamato come amministratore a Khulna.

Alla fine del 1966, p. Valeriano chiede al Superiore Generale di poter tornare tra la povera gente. Prima, però, una pausa in Italia. La vacanza italiana non è affatto riposo. P. Valeriano corre qua e là a parlare della missione, a suscitare solidarietà, a incontrare benefattori.

"Non occorre che tu apra le valigie. Abbiamo pensato di mandarti a Shimulia con padre Veronesi". Il vescovo monsignor Battaglierin lo accoglie così al suo ritorno in Pakistan. E p. Cobbe, trentacinque anni, riparte, ricomincia. Altra pausa di riposo forzato nel 1969: troppe fatiche.

La notte del 13 novembre 1970 uno dei più spaventosi cicloni della sua storia colpisce il paese: mezzo milione di morti, cancellati i raccolti e il bestiame. Ma non è finita. Ci sono da tempo, sullo sfondo, contrasti politici tra i due Pakistan, Occidentale e Orientale. Alle elezioni del 6 dicembre 1970, la resa dei conti.

La guerra durerà per tutto il 1971. Alla fine, il Pakistan Orientale diventerà uno stato autonomo, il Bangladesh. Ma quell'odio si porta via anche p. Mario Veronesi, ucciso dai soldati a Jessore il 4 aprile 1971, colpito al petto da una pallottola. I 1500 cristiani erano in dubbio se scappare o rifugiarsi in India. P. Cobbe disse loro di restare.

Troppa tensione, troppa fatica, troppo dolore: nell'ottobre del 1971 i superiori richiamano P. Cobbe in Italia per un periodo di riposo. Ci starà sette mesi. A luglio del 1972 è di nuovo là, in Bangladesh. Lui stesso scrive: "Mi sono ammalato. Il cuore mi ha dato un po' di fastidio, ma ora dopo le cure ed il riposo mi sento meglio e posso lavorare quasi come prima", manda a dire ai genitori il 7 dicembre 1973.

Jessore, è il 14 ottobre 1974. Quella sera passa a trovare le suore. Prima di andarsene dice a suor Rosaria: "Se per caso morissi, seppellitemi accanto al padre Mario". Poi si avvia verso casa. Nel buio lo attendono i ladri. Gli sparano. Un colpo solo. P. Valeriano non c'è più.

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