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Mario Veronesi

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Mario Veronesi (10.11.1912 - 4.4.1971) nasce a Rovereto, provincia di Trento. Dopo la settima classe trova lavoro presso una drogheria.

Nel 1931 Mario Veronesi diventa presidente della Gioventù di Azione Cattolica. In città era nato nel 1924 il giornalino missionario "Lacrime e sorrisi di bimbi", fondato da don Cesare Tommasini. Mario è tra i redattori. E Rovereto comincia a non bastargli più.

Probabilmente è allora che Mario sente la chiamata alla missione. Riprende gli studi in privato, come può. Ed il 27 aprile 1940 scrive al superiore dei missionari Saveriani di Parma. Il superiore dei Saveriani risponde di provare altrove, magari dai Salesiani. Lui si consiglia con il suo padre spirituale don Ridolfi. Poi scrive di nuovo ai Saveriani: "Mi sono rivolto al suo istituto e in codesto vorrei un giorno venire, se il Signore lo vorrà, e così far parte di quella schiera di missionari che in Cina diffondono il Vangelo". Stavolta i Saveriani rispondono di sì.

E' fatta. Ma ci si mette di mezzo la guerra. Mario Veronesi chiede di prendere il posto di un soldato che ha famiglia e viene spedito in Libia per qualche mese. E confida ad un amico di voler andare in Africa non per fare la guerra ma "per portare ai poveri indigeni il conforto dell'amicizia, della carità cristiana e la luce della fede".

Il 14 agosto 1941 Mario Veronesi entra nel noviziato saveriano di San Pietro in Vincoli (Ravenna).  L'8 settembre 1942, emette la professione religiosa-missionaria. Poi va a studiare teologia a Parma dove - il 7 marzo 1948 - è ordinato sacerdote nella cattedrale da monsignor Evasio Colli. Il superiore generale gli affida il servizio di economo della casa madre di Parma e, dopo due anni, nel luglio del 1950, viene mandato ad Ancona come rettore della scuola apostolica.

Il 24 novembre, da Rovereto (TN) p. Mario parte per la nuova missione del Pakistan Orientale (oggi Bangladesh). Arriva a Jessore il 14 gennaio 1953 a Jessore ed è subito alle prese con la lingua bengalese.

P. Veronesi va poi nella parrocchia più grande, Khulna. Deve lottare contro la miseria e la fame che colpiscono tanti. Piano piano cresce il numero dei cristiani e aumentano le loro iniziative. Padre Mario incita, incoraggia, sostiene, aiuta, promuove.

Costruisce la prima cattedrale della futura diocesi di Khulna. La chiesa diventa presto il rifugio dei senza tetto dell'alluvione. Qualcuno si scandalizza, ma padre Mario è contento: quella povera gente fa compagnia a Gesù nella sua casa.

Nel 1956 p. Veronesi è delegato al VI Capitolo generale dei Saveriani. E a dicembre diventa superiore religioso. Il 7 febbraio 1960 celebra la sua prima messa come parroco di Bhoborpara. Nell'estate e l'autunno del 1963 p. Mario torna in Italia per una vacanza. Riparte da Napoli il 1° dicembre. Sarà parroco di Baniarchok, una delle due comunità in cui è stata divisa la grande parrocchia di Khulna. Vi sono 857 cristiani e oltre due miglioni tra indù e musulmani.

A settembre 1964 scoppia la guerra tra India e Pakistan: si contendono il Kashmir. Qualche missionario del Pakistan Orientale viene espulso, altri devono lasciare le parrocchie. P. Mario continua a lavorare. Il 6 luglio 1966 diventa parroco a Shimulia. Qui vivono gli ultimi degli ultimi tra gli intoccabili indù, i fuori casta detti "muci". E' solo. Dopo una breve vacanza in Italia nel 1970, p. Mario ritorna e va a Shimulia insieme al giovane p. Valeriano Cobbe.

Nel paese, dopo la caduta del presidente Ayub Khan, il 25 marzo 1969, sale al potere un altro generale, Mohammed Yahya Khan che promette le elezioni. Si tengono nel dicembre del 1970. Ma di seguito scoppia la rivolta del popolo bengalese contro l'esercito pakistano. E scorre il sangue. I soldati fanno strage. I morti saranno centinaia di migliaia, quasi dieci milioni i profughi in India. Alla fine la ribellione verrà sedata.

Tra le vittime di quella guerra civile c'è p. Mario Veronesi. Accade il 4 aprile 1971 nella missione di Jessore. Lui è lì che aiuta come può quella povera gente sofferente. Arrivano dei soldati. Se li trova davanti, spalanca le braccia. Una pallottola lo colpisce al petto. Cade riverso nel suo sangue, le braccia aperte, come Cristo in croce: crocifisso per i suoi poveri. Ha 58 anni, 28 di vita religiosa, 19 di missione in Bangladesh.

E lì resterà per sempre. Sepolto dapprima a Jessore, poi davanti alla chiesa di Shimulia, accanto a p. Valeriano Cobbe, caduto a sua volta, tre anni dopo.

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