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RIFLESSIONE PER LA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

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Inizia un nuovo cammino, bisogna di nuovo mettersi in strada. Sappiamo quale è la meta: l’incontro con Cristo, ma non sappiamo quando sarà.

Può succedere all’improvviso (come a padre Ercole). L’importante è che Lui ci trovi sulla strada che dobbiamo percorrere passo dopo passo, senza stancarci, senza perdere la fiducia e soprattutto, non da soli, ma con altri fratelli e sorelle che con noi condividono questa vita su questa terra. Non possiamo scegliere i nostri compagni di viaggio, in base ai nostri gusti o a quello che ci possono dare in contraccambio.

Tutti siamo cittadini su questa terra e insieme, ognuno con le sue caratteristiche, viaggiamo.

L’importante è accorgerci che non siamo solo noi a camminare e non abbiamo dei privilegi, perché siamo nati in Italia, abbiamo tante cose che altri non hanno. Quando si cammina, si misura il proprio passo su quello del vicino. Ci si ferma per dargli una mano, del cibo, dell’acqua, un sorriso, una carezza, un incoraggiamento.

In questo periodo di Avvento, come ogni anno, incontreremo dei personaggi che si sono messi in strada verso Gesù: Giovanni Battista, Giuseppe, Maria e poi i pastori, i magi.

Ciascuno di loro non ha avuto paura a camminare.

Ognuno di loro, con umiltà e costanza, hanno camminato nella speranza e nell’attesa di incontrarLo. Non hanno tirato fuori delle scuse per fermarsi, non si sono lamentati, anche se a volte erano stanchi o non ci vedevano chiaro dove portava questa strada. Avevano davanti agli occhi la stella che li guidava e il cuore che non smetteva di battere ogni volta che incontravano i segni della Sua presenza sul loro cammino.

Non si sono lasciati spaventare da quello che succedeva intorno a loro (guerre, cattiverie, gelosie, odio, disinteresse, cultura dello scarto). Ma hanno cercato di costruire, in tutta umiltà e coraggio qualcosa di nuovo, qualcosa che può cambiare il mondo, perché io per primo cambio.

Non hanno camminato con la testa bassa, ma con gli occhi fissi in avanti. Non si sono detti “ma chi me lo fa fare a faticare…mentre gli altri mi prendono in giro…mi dicono che sono un illuso…che non so stare al mondo…che è meglio che mi faccia gli affari miei, tanto non c’è futuro…quindi non c’è vita”.

Sono stati testardi, come i martiri che verranno beatificati fra qualche giorno in Algeria, che non hanno avuto paura di morire, di dare il loro sangue per Gesù Cristo e per i fratelli con cui condividevano la loro vita di ogni giorno.

Lo sappiamo: non sappiamo quando ci incontreremo con Lui, in che modo e dove. L’importante è essere pronti a volere ogni giorno questo incontro, a non perdere la speranza. Molti di noi lo hanno già incontrato. Infatti nel mese di novembre siamo andati a trovarli al cimitero e spero che abbiamo chiesto loro di trasmetterci la loro forza, la loro speranza, la loro gioia di camminare verso il Signore.

Ora è il nostro turno. Per questo l’Eucarestia di ogni domenica ci dà tutto questo e per questo la condividiamo insieme, non come un obbligo, ma come qualcosa di cui non ne possiamo fare a meno, come dissero i primi martiri africani “Non possiamo vivere senza la domenica” (il giorno del Signore e dei fratelli).

Fra qualche giorno (o forse si è già cominciato) molti inizieranno a fare il presepio. Ci saranno tante statuine, c’è posto anche per noi. Mettiamoci in strada, ancora una volta, verso la grotta. Anzi facciamo della nostra vita una grotta.

Lo sappiamo: la grotta non ha porte, è sempre aperta per accogliere.

Ci sarà qualcuno che ci riscalderà, ci guarderà negli occhi, ci accoglierà e ci dirà: “Benvenuto, ti aspettavamo”.

 



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