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RACCONTI AFRICANI. 19. IL FIGLIO BRUTTO

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Un capo del paese Lega aveva quattro mogli e numerosi figli. Il più anziano tra di loro, per sfortuna, era nato coperto di pustole sulla pelle. Il suo nome era Kanyula. Tutti lo disprezzavano a causa della pelle poco bella. Così, quando i suoi fratelli partivano per andare a cacciare insieme, lo lasciavano al villaggio dove passava l tempo a suonare il likembe (una specie di organetto portatile). Un giorno, i figli del capo decisero di partire in caccia lontano nella foresta. Questa volta il fratello disse loro: “Aspettatemi, vi accompagno”. Essi risposero: “No, che cosa farai tu che ai solo suonare il likembe?”. E malgrado gli sbuffi e le prese in giro, Kanyula seguì i suoi fratelli da lontano. Scocciati per la musica che li seguiva in modo ostinato, i cacciatori si nascosero tra il fogliame e, quando arrivò Kanyula vicino a loro, gli saltarono addosso, lo riempirono di colpi e di parolacce. Niente poteva vincere la sua ostinazione: si rimise in piedi, si mise a seguirli di nuovo e li ritrovò al loro accampamento. Venne la sera. I giovani cacciatori che avevano già catturato abbastanza selvaggina, si addormentarono subito. Mentre Kanyula, occupato a suonare, faceva fatica ad addormentarsi. All’improvviso, sentì come una folla intorno al loro accampamento e una voce cavernosa che diceva: “Chi si permette di cacciare nel nostro territorio?”. Kanyula svegliò il fratello più vicino. La voce riprese: “Chi si permette di cacciare nel nostro territorio?”.Il giovane cominciò a tremare come una foglia sotto il temporale. Kanyula allora prese il suo likembe, si mise a suonare dolcemente…Progressivamente il rumore intorno a loro cominciò a essere meno forte e la voce si zittì. Al mattino, i due fratelli raccontarono quello che era successo, ma nessuno accettò di credere loro. “Voi avete sognato e volete farci paura. Fate silenzio”. La seconda sera, nessuno si addormentò. Ed ecco che il rumore misterioso ricominciò, come se fosse la marcia di una folla e la voce si fece sentire:” Chi dunque si permette di cacciare nel nostro territorio?”. I giovani cacciatori, forti e robusti, restarono a bocca aperta, tremando sulle loro stuoie. Kanyula li rassicurò. Riprese il likembe e subito le voci si zittirono e il tumulto cessò. Tutti poterono dormire in pace e nessuno fu disturbato da brutti sogni. Al ritorno al villaggio, i giovani raccontarono tutto al padre. Costui riflettè, guardò i suoi figli uno dopo l’altro, poi si sedette e disse: “Non è il muscolo del cacciatore, e ancor meno la sua lingua, che cattura la selvaggina e porta la carne alla gente del villaggio. E’ la fragilità tenace del filo per le trappole. Quando io non ci sarò più, Kanyula governerà il paese”.

Come dice il proverbio “la stiratura della fibra è stata così importante per sconfiggere la selvaggina” (il filo per fare le trappole) (Perché tu puoi avere poca forza apparentemente, ma se la utilizzi bene, tu vincerai le difficoltà. E tu avrai sempre bisogno di uno più piccolo di te).

 

 



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