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PROVERBI AFRICANI: 8. L'ADOLESCENZA

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L’Adolescente ha tutto da imparare: deve sapere ascoltare, obbedire, rispettare gli adulti e osservare scrupolosamente le regole della società, se vuole acquisire esperienza e diventare un uomo ben considerato all’interno della comunità.

Mi ha sempre fatto impressione vedere le famiglie quando mangiano. Prima il padre, poi la madre e alla fine i figli. I bambini più piccoli aspettavano e si dividevano, diciamo, le briciole. Questo mi faceva capire che quello che diceva Qualcuno tanti anni fa sul rispetto degli ultimi, era ancora presente in molte culture. Già quando nascono, la mamma non può dare loro molto tempo, perché ne sono già arrivati altri prima di lui. Allora lo affida alla sorellina più grande.

E’ una lotta per la sopravvivenza. Ognuno deve tirare fuori di sé tutte le energie per non morire presto.

E se poi, per caso, capita. Dopo il piccolo lutto, tutto passa e si aspetta un altro. Se poi nasce male, cioè handicappato o con qualche malformazione (tipo: se è albino, o ha altre diversità), non sempre è accettato bene dalla società (tutto ciò però dipende dalla cultura, da quello che essa reputa importante per la persona. Es: gli albini in Congo vengono visti quasi come una maledizione, invece in Camerun hanno possibilità di salire nella scala sociale). I Lari del Congo Brazzavile ci dicono che “dell’uomo onesto comincia all’età in cui egli non ha altro vestito che un piccolo straccio” (è nella giovinezza che un uomo prepara il proprio futuro).

Nella tribù l’anziano ha un ruolo importante e deve essere rispettato da tutti, soprattutto dai più giovani.

“L’ascella non supera la spalla” (un giovane non può essere superiore al più anziano) ci ricordano i Bakwa cienze del Congo RDC e un altro simile della medesima tribù “Il mento non decide mai per la testa” (il giovane non dia ordini all’anziano). Importante è il rapporti tra adulti e bambini nella famiglia. A volte si ha un po’ l’impressione che si debba diventare grandi per contare qualcosa, come ci ricordano gli Abè della Costa d’Avorio (l’intesa in famiglia esige che i giovani obbediscano e che gli adulti siano generosi).

Però i giovani sono considerati utili, importanti nella misura in cui capiscono e si prendono le loro responsabilità, come ci ricordano questi due proverbi.

Gli Ovimbundu dell’Angola dicono che “Anche un po’ di sale completa il gusto” (un giovane può essere utile a qualcosa) e aggiungono i Luluwa del Congo RDC “Dai la zappa solo a chi la sa usare” (dai responsabilità solo a chi è capace. Il giovane deve attendere per assumersi certe responsabilità).

La dialettica tra giovani e anziani è una delle chiavi di volta per capire le relazioni nella famiglia e nella società, anche se oggi, soprattutto nelle città, vengono stravolte dalla cosiddetta modernità col rischio che si perdano i punti di collegamento che, nel bene (o nel male) tenevano unita la famiglia e la tribù.

Il giovane è invitato a crescere, e deve cambiare comportamento.

Ce lo ricordano gli Hutu del Rwanda “Dove appare la barba, l’infanzia sparisce”. Anche papa Francesco parla spesso del rapporto tra giovani e anziani, dell’ascolto reciproco. A questo fa da eco questo proverbio di Toucouleur del Senegal “Un giovane a mani pulite è il commensale degli anziani” (un giovane onesto e intelligente può sedere tra gli adulti).

Perché l’avvenire si prepara nel presente, così dicono i Tutsi del Rwanda “Il legno del futuro si taglia oggi e si usa nel futuro”.



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