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PROVERBI AFRICANI.72. LA VENDETTA

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La vendetta è considerata come atto moralmente negativo.

Tuttavia ci sembra che il diritto tradizionale la consigli come mezzo al quale le vittime di un grave torto possono giustamente ricorrere in caso di necessità per farsi giustizia. E’ l’applicazione del principio di legittima difesa. Ciò che la sapienza fa, è la divulgazione di una dottrina morale che aiuti la gente ad evitare di essere vittime di azioni di vendetta nella loro vita.

Molti proverbi richiamano l’uso della legge del Taglione, ovvero “occhio per occhio, dente per dente”. (vediamo che anche all’inizio nella Bibbia, nei primi libri si parla di questo, come nel vangelo sul perdonare. Anche il popolo d’Israele, nella Bibbia, ha fatto un cammino per arrivare al perdono come insegna Gesù nei vangeli). Si promuove uno spazio di rappresaglia (vedi anche il libro di Samuele e dei Re), anche se alcuni proverbi sconsigliano atti vendicativi.

Naturalmente questi proverbi, su cui certamente non si può essere molto d’accordo, ci presentano la situazione di una società che deve difendersi e dell’individuo che spesso si sente solo di fronte alle ingiustizie e alle violenze.

In ogni caso, ascoltiamo cosa ci dicono, poi ognuno farà le sue valutazione (che a quanto pare, anche oggi in diverse parti del mondo sono condivise…).

“A chi rifiuta di venire a casa tua, non andare a casa sua” (Tutsi, Burundi) (rendere il torto a colui che ti ha causato il torto). E si continua: a colui che ha causato un danno a qualcuno, deve essere restituito un altro più grave di quello che ha commesso. “Se mi sorprendi in oscurità, ti verrò a sorprendere sotto pioggia battente” (Nyanja, Malawi). E un altro simile “Se tu, zucca, mi causi un torto, io ti taglio le gambe e ti tiro fuori tutti i grani” (Bassa, Cameroun), e “La pietra è per terra, il piede è per terra, è meglio che urtino l’uno contro l’altro” (Malinkè, Senegal).

Ma, come già detto, si sconsiglia l’uso della vendetta.

“Non rifiutare una banana a colui che ti ha rifiutato il mais” (Luluwa, Congo RDC). Lo sappiamo che ogni offesa richiama la vendetta, non ci si deve lasciare mettere i piedi in testa, tutto ha un limite “Se qualcuno ti morde, ti ha ricordato che hai i denti anche tu” (Toucouleur, Senegal). Se uno non si vendica, ciò viene visto come prova di debolezza da parte della vittima. Insomma il perdono non è previsto. “Se un cane ti ha morso e tu non l’hai morso, significa che ti mancano i denti” (Peul, Senegal).

A volte, chi ha previsto la vendetta, vede sfumare l’occasione di esercitarla.

“Ha sperato di mangiare, ma non è stato invitato” (Baluba, Congo RDC). Le sofferenze causate richiamano la vendetta della vittima. Quante volte sentiamo dire che questa è un’offesa troppo difficile da perdonare. “Ferito, si ferisce, senza dover aspettare l’ammenda di una capra” (Luluwa, Congo RDC). E uno simile “L’infedeltà non attraversa la riviera” (Abbey, Costa d’Avorio). Il discorso sulla vendetta è molto complesso. Tra le altre cose, se uno non riesce a farlo nella sua vita, la lascia in eredità ad altri. Insomma c’è sempre in gioco l’onore, il prestigio della famiglia.

Insomma la catena d’odio lega tante famiglie, anche in Italia e impedisce di ricreare legami di rispetto vicendevole, di crescita, nonostante tutto.

Terminiamo con questi proverbi. “Vendicarsi contro il re, è fargli mancare un favore” (Tutsi, Rwanda) (per vendicarsi contro il potente di turno, bisogna privarlo di qualche sua preferenza). Consiglio: “La vendetta che tende a venire fa cadere il bastone dalla mano” (Berbere, Algeria) (se la vendetta ritarda favorisce la pacificazione).



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