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PROVERBI AFRICANI.42. IL RISPARMIO

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La saggezza africana sa che nella vita umana ci sono tempi di abbondanza ed anche tempi di carestia (ricordiamoci la vicenda di Giuseppe in Egitto). Quindi il risparmio è una virtù insegnata, lodata e obbligata, nella dinamica della protezione della vita contro gli imprevisti del futuro. Il risparmio è anche il mezzo utile verso la ricchezza materiale.

Si sappia però che può risparmiare soltanto la persona che possiede beni in abbondanza (o, aggiungo io, colui che non li spreca e li usa saggiamente, pur avendone pochi). Si risparmia il superfluo. Ecco perché le famiglie, gli individui, lavorano i campi per produrre non soltanto per il consumo quotidiano, immediato, ma anche per le riserve del futuro (ricordiamoci la favola della formica e della cicala).

Non si accettano i parassiti e i pigri, malgrado sia diffuso e forte il senso di solidarietà.

Per evitare di arrivare al giorno in cui ci si sente demoralizzati, perché è venuto a mancare il cibo, occorre saper risparmiare mentre si è in abbondanza. Sia sappia pure che il risparmio non mira al cumulo di beni e ricchezze per l’arricchimento personale. Non si cerca di aver di più per essere di più, più potenti, più grandi, più ricchi. Si mettono da parte i beni, perché l’esperienza ha rivelato che arrivano qualche volta tempi di crisi. Insomma previsione e responsabilità.

E allora vediamo come in concreto i proverbi ci ricordano tutto questo.

Gli Herero della Namibia dicono “Mentre hai foglie di manioca sul fuoco, vai a coglierne altre” (accumulare durante l’abbondanza in previsione della carestia). E in modo diverso, ma simile, i Tutsi del Rwanda “la giovinezza deve produrre perché la vecchiaia ne goda” (qualcuno potrebbe dire che i giovani lavorano per poi pagarsi la pensione…). C’è un forte rimprovero per chi spende e spande, pensando che i beni non finiscano mai. “Il goloso consuma immaginando che la casa si conservi” (Agni, Costa d’Avorio). E i Ngambay del Ciad dicono la medesima cosa su qualcuno, che senza pensare al futuro, distrugge le risorse della sua vita (vedi la parabola del figlio prodigo) “Il consumatore di cotone si priva di vestiario”.

E i consigli sul risparmiare in tempo di abbondanza continuano “la colomba dice. Ne ho troppo, mentre l’uccello: kapompwe, fa provvigioni” (e la storia della formica e della cicala che ritorna) (Efik, Nigeria). Eccone ancora un altro dei Basongwe del Congo RDC “Non consumare come il piccione selvaggio, mangia piuttosto come un uccello saggio”.

Si è invitati a spendere con parsimonia, con oculatezza.

“Attingere l’acqua non è sinonimo di riempire” (Basongwe del Congo RDC). C’è qualcuno che spreca, quando si trova nell’abbondanza e ciò è condannabile e di brutto esempio per tutti. “Quando ciò che è sul fuoco brucia, vuol dire che c’è qualcosa in bocca” (Bete, Costa d’Avorio). Un altro aspetto fa riflettere. Colui che non ha sofferto per acquisire un bene (perché è figlio di qualcuno importante), non lo sa usare con responsabilità. “Chi non conosce la sofferenza di acchiappare la bestia, lascia la carne bruciare sul fuoco” (Bornu,Ciad).

La riflessione continua, ricordando che senza risparmi, non c’è ricchezza. “Nessuna cosa cresce quando ne devi sempre sottrarre una parte” (Abè, Costa d’Avorio). Concludiamo con i Warega del Congo RDC “Nta si asali; nilikuwa nazo, si akiba” (la cera non è il miele; io li avevo tutto e due. Non è un investimento. Ricevere e spendere non basta: il miele e la cera non durano. Bisogna risparmiare).

In effetti, il risparmio non si deteriora “akiba haiozi”.



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