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PROVERBI AFRICANI. 19. LA GRATITUDINE

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Sentimento ed espressione di affetto verso colui dal quale si è ottenuto un servizio, un bene di qualunque genere, la GRATITUDINE è un atteggiamento obbligatorio nell’etica africana.

Al mattino, alla sera, dopo mangiato, ogni bambino ha il dovere di dire GRAZIE alla madre per il cibo consumato. Chi non ringrazia è giudicato un maleducato e viene rimproverato. La gratitudine è espressione di una personalità saggia, perché umile, conscia dei propri limiti, che quindi sa apprezzare con i dovuti modi il concorso degli altri alla propria vita.

Si dice che chiunque ringrazia ha già ricevuto il prossimo beneficio.

Si richiede di ringraziare per ogni bene ricevuto: per quello più grande e per quello più piccolo, per quello più importante e per quello più inutile.

E ora via con i proverbi.

“Qualcuno che scompare nella foresta non si arrabbia mai contro colui che lo ha fatto rientrare sulla strada” dicono gli Ekonda del Congo RDC (si raccomanda di saper ringraziare le persone che ti fanno del bene). Interessante questo dei Kikuyu del Kenya: “E’ sempre il cuore che è soddisfatto; lo stomaco è sempre goloso” (la gratitudine è la qualità di una persona affettuosa; l’uomo goloso è spesso ingrato). Non bisogna mai dimenticare il bene ricevuto, fino a commettere atti ingrati verso il benefattore. E’ quello che ci ricordano i Bambala del Congo RDC “Non si taglia l’albero che ti ha salvato il giorno che scappavi via da un bufalo”. Bisogna saper ringraziare per tutto e non sono necessari grandi doni per esprimerla.

E’ la saggezza degli Hutu del Rwanda che così dicono “La gratitudine si soddisfa di un nulla”. Quante volte una mamma o un papà si aspettava un sorriso, un fiore, una carezza come segno di grazie e magari abbiamo pensato che non ne valeva la pena. I Basuto del Lesotho ce ne regalano uno speciale “I fagioli devono anche pensare all’olio, non devono pensare che sono soltanto loro ad essere gustosi” (chi ha ottenuto un successo, ringrazi tutte le persone che vi hanno contribuito e non pensi che è tutto merito proprio).

Altri proverbi ci dovrebbero aiutare a riflettere a quello che succede oggi.

Ad esempio questo dei Sango del Centro Africa “Il cane non dimentica il suo padrone” (si usa spesso per richiedere ai figli che si allontanano oppure si sposano, di non dimenticare mai i propri genitori. Perché lo stato di vita al quale sono pervenuti è sempre frutto della loro educazione e dei loro sacrifici). E un altro, simile, dei Kamba del Kenya “Pur mangiando nell’oscurità, nessuno ignora la strada verso la bocca” (non dimenticare mai le proprie origini, quando si raggiunge qualche alto rango sociale).

Verrebbe da dire che oggi non si sa più ringraziare, sembra che tutto sia dovuto.

Si fa fatica ad apprezzare quello che si riceve e poi si fa fatica a donare, a condividere, pensando che se io ho qualche cosa, debba essere mia. E chi è nel bisogno, che si arrangi.. Peccato è stato sfortunato. Da piccoli, ci insegnavano a ringraziare per tutto, così da dare importanza e da custodire con cura quello che si riceveva. Ce lo ricordano molto bene i Basonge del Congo RDC “Colui che ti dà un piccolo bene vale di più di colui che non ti dà nulla” (ogni cosa ricevuta ha diritto al grazie).

Mi viene da ricordare i Natali della mia infanzia, quando il mattino della festa, si scoprivano i doni: qualche arancia e mandarino, noci, arachidi e qualche piccolo giocattolo.

Si era contenti e si andava subito a ringraziare Gesù Bambino (i genitori) con un bel bacio e si era contenti.



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