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Non sono parente di Mosè, ma ho dovuto imitarlo. In Africa ci sono sempre molte sorprese sulle strade. Oltre a passare sui ponti (dalla nostra missione di Baraka in Congo per arrivare al centro della diocesi: Uvira, ci ne sono 55), bisogna anche passare in mezzo ai fiumi (ora non più, perché gli italiani hanno costruito un grande ponte). Ma nel 1984 ancora non c’era.

La prima volta ci andai con il nostro autista e così imparai come si doveva fare (diciamo la teoria). Si arrivava alle sponde del fiume Sandja. Piano piano si entrava nell’acqua e poi, con calma, ma sempre guardando verso l’altra sponda, si cercava di arrivare dall’altra parte. Per fortuna, il motore non si spegneva, altrimenti si sarebbe arrivati nel lago. Poi, con un’accelerata, si montava sull’altra riva. Insomma la lezione era stata chiara (non dimentichiamo che questo valeva per l’andata come per il ritorno).

Passano alcuni mesi e tocca a me fare il viaggio verso Uvira. Si passano i ponti, sempre con le dovute cautele (sulle rotaie, tra le assi mezze rotte o nei piccoli guadi). E finalmente si arriva al fiume. E’ il momento di mettere in pratica la lezione di qualche mese fa. Faccio un bel sospiro. Chiedo l’aiuto di qualche angelo e, perché no (di Mosè) e scendo nel fiume. Non so se avevo paura o altro, ma non c’era tempo per pensarci. Dovevo guardare avanti e non distrarmi. Entro nell’acqua che sale…sale…e arriva fino al finestrino. Guardo sempre avanti. Sono a metà e mi manca ancora un’altra metà. Si sente la forza dell’acqua che mi trascina a valle, ma non posso cedere. Continuo (il motore non si ferma). E finalmente arrivo vicino alla riva. Accelero e con un balzo atterro sulla sponda opposta. Ce l’ho, ce l’abbiamo fatta.

Gli angeli non li ho visti, ma sicuramente erano ai lati della Land Rover.

Forse Mosè era nascosto tra gli alberi e sorrideva…Non lo so. Ma sapevo che ero di nuovo sulla terra ferma. Spegniamo il motore. Scendo e guardo ancora verso il fiume.

Esame superato, ma ci sarà quello di riparazione al ritorno. Dopo una mezz’ora arriviamo alla missione di Mboko, dove troviamo gli altri missionari che ci danno da bere del thè fresco e qualche frutto, così per raffreddare…l’entusiasmo della prova superata. Ma le sorprese non mancheranno. Siamo ancora a metà del viaggio. Più avanti si buca una ruota. Cerchiamo di ripararla. Arriva l’altra landrover dei missionari di Fizi, dopo Baraka. Si fermano. Si ripara e si cerca di rigonfiarla. Con cosa? Semplice! Con una pompa di bicicletta. Bisogna sapersi arrangiare e i nostri amici africani sono degli specialisti. Il viaggio continua, ancora su e giù per i ponti.

E finalmente, verso sera, dopo 80 chilometri, arriviamo a Uvira. Quante ore di viaggio? Se non sbaglio, almeno 5 o 6. Mentre quelli che erano scesi dall’Urega (zona di foreste) avevano avuto la strada fangosa. Chissà quante ore e quanto lavoro per uscire dalle buche.

Domani ci sarà la grande festa e non si pensa più al viaggio. Avremo tutto il tempo di farlo poi. Ora godiamoci la festa e la fraternità.

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