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Mi chiamo Rossana, madre di 6 figli, vedova da 21 anni e ho 56 anni. Da 27 anni nella parrocchia di s. Giovanni evangelista a Mestre frequento il cammino neocatecumenale, esperienza che già dal ’77, con gioia e allegria, io e Gabriele (mio marito) avevamo incominciato in un’altra parrocchia della Diocesi di Venezia.

L’ascolto delle catechesi e l’inizio del “cammino” furono per me e Gabriele l’occasione per conoscerci e frequentarci. L’ascolto della Parola, l’Eucarestia e la Riconciliazione, la condivisione di paure e ansie, aspettative e speranze con altre persone della comunità, ci spinsero a fidanzarci e ci aiutarono a sposarci nel 1981.

Poi cominciarono ad arrivare i figli Possedevamo solo lo stretto necessario per vivere, ma poi arrivò molto di più. La gravidanze misero alla prova la mia fede e la mia umanità, ma mi aiutarono a vivere una comunione di coppia che ci rese forti. Ci sentivamo amati gratuitamente da Dio e quindi era normale affidare a Lui e alla Chiesa la nostra vita.

Nel 1994, assieme ai nostri figli, fummo ricevuti in udienza dal santo padre che ci affidò lo “speciale mandato missionario”. Eravamo circa 200 famiglie, ma anche le nostre comunità di appartenenza erano coinvolte in questa avventura.

Il papa, consegnandoci il crocifisso, ci disse che eravamo in missione come “famiglie per le famiglie”, dovendo “rendere testimonianza della speranza che c’è in voi” ( 1Pt 3,15).

Fummo mandati a Ciudad Porfiria, alla periferia di Villavicencio, a sud di Bogotà, capitale della Colombia. C’erano circa 30mila abitanti ed era forte la presenza della “sette”.

Partimmo fine giugno 1995 con i 5 figli e una in arrivo (che nacque laggiù).Naturalmente ci siamo subito inseriti nella realtà locale. I figli frequentavano le scuole insieme agli altri bambini del luogo. Noi ci siamo inseriti nelle attività della parrocchia (catechismo, visite alle famiglie, ascolto…).

Dopo un anno e mezzo rientriamo in Italia, a causa della malattia di mio marito, che poi sia avviò all’incontro definitivo con Dio il 4 giugno 1997 (aveva 38 anni).

Tutto questo ha messo in discussione la mia vita e quella dei miei figli, ma è stato superato con la fedeltà in Dio e col pensiero che se Dio permette una prova, dà anche la forza e il coraggio di accettarla fino in fondo. Naturalmente anche i miei figli hanno sentito la mancanza del papà, ma crescendo, si sono ripresi e insieme abbiamo affrontato l’aspetto educativo ed economico di una famiglia numerosa.

Però, nella preghiera avevo la certezza che il Signore mi stava vicino e la sua Provvidenza non mi ha mai abbandonato.

Oggi, 21 anni dopo, ringrazio ancora il Signore che continua a starmi a fianco e sta aiutando anche i miei figli a testimoniare il Suo amore, come abbiamo cercato di fare noi due, papà e mamma, per loro.

ROSSANA



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