Se vedete le foto che abbiamo scattato nella chiesa dei nostri fratelli ortodossi rumeni facilmente pensate di trovarvi in una chiesa in Grecia o in Russia o in Romania. Invece è nella nostra vecchia sala di teatro trasformata in luogo di preghiera in viale Trento a Vicenza. Un lavoro fatto con arte con la collaborazione di tutta la comunità.
Entrando la prima volta e vedendo la ricchezza d’icone in tutte le pareti di questa chiesa ci si incanta e ci si emoziona. Le icone, coloratissime e dorate, in cornici di legno lavorate a mano, rappresentano Gesù, la madre Maria, San Giorgio, i santi arcangeli e i santi monaci… Non sono come le statue fredde e immobili con lo sguardo verso il cielo, ma sono icone, segno di persone presenti, che ci guardano negli occhi e ci parlano con le scritte del mistero raffigurato. Poi le decine di luci distribuite tutt’intorno, i grandi tappeti per terra e i sedili con schienali ai lati…, tutto invita al rispetto e al raccoglimento di questo luogo sacro.
Qui, abbiamo avuto un incontro di preghiera, mercoledì 25 gennaio, ultimo giorno dell’ottava di preghiera per l’unità dei cristiani, per iniziativa delle parrocchie Santa Croce (Carmini) e San Marco, in collaborazione con p. Roman, responsabile della chiesa ortodossa. Cantavamo in Italiano con la melodia del rituale ortodosso e pregavamo con le ricche invocazioni litaniche: “Gesù, forza invincibile. Gesù, tenerezza infinita. Gesù, bellezza radiosa. Gesù, amore ineffabile…” Mentre la corale in successione implorava: “Kyrie elèison”.
Nel bel mezzo delle preghiere per la pace di tutto il mondo, si è passati alla lettura della parola di Dio di Matteo 25. Nel suo splendore di Figlio dell’uomo verrà per premiare le opere d’amore fatte ai fratelli in suo nome. Si alternarono i due parroci e p. Roman nelle letture e nel commento alla Parola di Dio. In tutti noi si è diffuso un ‘dolce sentire’ di riconoscenza, di perdono, di fraternità, di comunione, di gioia… Insieme ci si arricchisce e meglio si vede la strada da percorrere. Non poteva mancare, alla fine, il canto all’icona di Maria, Madre di Dio, la beata, la tutta pura, la più venerata dei cherubini, l’incomparabilmente più gioiosa dei serafini…
Dopo la celebrazione, in segno di fraternità, il dolce per tutti i numerosi partecipanti. P. Roman si è avvicinato a colui che scrive queste righe, porgendogli gentilmente il bicchiere di vino, ricordando il primo famoso incontro di cinque anni fa e la visita a quella famosa sala teatro, misurandola in lunghezza e in larghezza a grandi passi. Era l’inizio di una grande accoglienza e amicizia reciproca.