LA SFIDA DELLA MISERICORDIA (Luca 15,1-32)
“Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6:36). La misericordia è la chiave del rinnovamento del mondo, perché ci spinge ad amare oltre le nostre convinzioni e abitudini. Nelle nostre relazioni, nel nostro paese, nel mondo, abbiamo bisogno di giustizia, di pace e di libertà, di vita e di benessere migliori, soprattutto in questi giorni di instabilità, di rivalità, di sofferenza e di insicurezza... In queste situazioni difficili, la liturgia ci offre il capitolo 15, che è il cuore del vangelo di Luca, con la parabola di misericordia in tre atti.
La pecora
"Se uno di voi ha cento pecore e ne perde una, non lascia le altre novantanove nel deserto per cercare quella perduta?"
In verità, noi non rischiamo di lasciare le novantanove per andare a cercare le pecore ribelli o scomparse. Forse c’è qualcuno che lo fa? Forse la società si preoccupa di cercare gli esclusi?
Anche nelle nostre comunità cristiane siamo preoccupati di salvare coloro che si trovano al sicuro. Non osiamo uscire, non osiamo andare in cerca di pecore smarrite, non amiamo cambiare i nostri comportamenti e il nostro linguaggio per incontrare i lontani. Amiamo le nostre certezze, evitiamo i rischi, preferiamo le nostre abitudini e i nostri pregiudizi. Papa Francesco ci invita alla conversione pastorale per uscire e per incontrare coloro che sono lontani.
Il pastore della parabola va, esce, lascia le novantanove, non si stanca di cercare la pecora. Quando la trova, non la punisce con rabbia per il tempo perduto, per la fatica della ricerca. Non la picchia per dargli una lezione, come potremmo fare noi stessi. Ma se la prende sulle spalle.
Non si tratta di un piccolo agnello, ma di una pecora adulta.
L'immagine bellissima, amata dall'antica chiesa.
Dio non guarda il nostro peccato, ma comprende la nostra fragilità e usa misericordia.
La moneta
La donna di casa che, per una distrazione, ha perso una delle dieci monete ricevute dal marito per andare al mercato. Conosce il valore del denaro e la fatica di guadagnarlo. Cerca la moneta persa con preoccupazione in qualche angolo della casa.
La cerca nelle varie stanze, la cerca sotto il letto, vicino ai mobili, tra gli indumenti e la trova finalmente nella polvere raccolta nell’angolo più oscuro.
Con un grande sollievo, ringrazia il cielo e fa una cosa inaspettata: chiama le vicine di casa, racconta l'accaduto, prepara cibo e bevande per far festa. Rischia di spendere più del valore della moneta ritrovata.
Dio è così, sempre esagerato. Non ama con la misura di una piccola bilancia da lettere, ma con la misura della generosità e gratuità divina.
I due figli
I due figli della parabola del padre misericordioso, sono tristi.
Per quale motivo? Perché falsano e tradiscono il volto del Padre.
Vedono nel padre solo un padrone e non lo ascoltano. Si sentono schiavi anziché figli di un padre.
- Il più giovane lascia la casa paterna con un sacco di pretese, finisce miseramente la sua avventura di libertà. Diventa guardiano di maiali e, per fame, cerca le carrube, cibo dei porci.
Nessuno lo ama, nessuno prende cura della sua persona e della sua miserabile situazione. È solo, può anche morire senza il pianto di qualcuno. Nella solitudine e nell’isolamento completo ricorda il padre. Solo il padre lo aspetta ancora.
- Il primogenito, invece, non si rende conto della presenza amorosa del genitore, della generosità della sua ricca casa e della libertà di prendere un capretto per festeggiare con gli amici. "Tu, figlio mio, sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo."
Non capisce il bene incalcolabile di essere amato dal padre, di essere in comunione con lui e di godere dei beni di famiglia. “Nel suo cuore non c’è mai festa.”
Così il primogenito, rimasto in famiglia, e il figlio più giovane, fuggito da casa, non conoscono il vero volto del Padre e non sanno gustare la vita bella e beata di essere con lui.
Una parabola in tre atti
Il pastore che rischia e cerca la sua pecora perduta,
la donna casalinga che non si rassegna della perdita della preziosa moneta,
il padre che supera i limiti dell'amore umano…
Le tre parabole presentano la pena di Dio quando un figlio si allontana, mostrano la sua determinazione nella ricerca e soprattutto fanno vedere la sua gioia e la sua misericordia quando lo ritrova. Le tre parabole sono per correggere la nostra immagine mediocre di Dio e per aprirci alla fiducia in lui, grande nell’amore e nel perdono. Domandano un cambiamento di mentalità.
Noi diciamo: "Ti amo perché sei ammirevole, perché te lo meriti, perché sei buono". Ma Dio ci dice: "Ti amo senza misura e con perseveranza perché so che il mio amore ti cambierà e ti renderà migliore".
Per lui nessuno è irrecuperabile e sfida con la sua misericordia chiunque di noi che si allontana. Egli percorre per primo la strada che ci separa da Lui.
Forse nella nostra esperienza, specialmente da giovani, ci capita di voler diventare liberi, autonomi, capaci di regolarci da soli e di fare le proprie scelte in modo autonomo, pensando anche di poter fare a meno di Dio, e in questo rifiuto non avvertiamo l’esigenza nascosta di scoprire il vero volto di Dio?
Una volta scoperto, accogliamo il suo abbraccio e impariamo a fare il primo passo e a nostro turno sfidare la cattiveria del mondo con la sua misericordia.
DG - Vicenza, 13. 09. 2019