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Casa Saveriana

Udine



Presentazione

La comunità saveriana di Udine è composta da missionari che hanno alle spalle una ricca esperienza missionaria, frutto di un periodo di vita passato in missione o al servizio della congregazione.


Oltre a prestarsi per alcuni incarichi comunitari di accoglienza e di manutenzione della casa, collaborano con la Caritas diocesana e con il Centro Missionario diocesano per l'animazione missionaria della pastorale nei suoi diversi settori. Inoltre, sono disponibili ad aiutare i parroci nel ministero pastorale.

La celebrazione della Parola e dell'Eucaristia dà l'opportunità di offrire ai fedeli un messaggio missionario, in sintonia con il nostro carisma saveriano.

 È una pastorale un po' itinerante, proprio in stile missionario; in certi periodi è veramente intensa tanto che non sempre possiamo rispondere a tutte le richieste che ci vengono rivolte.

In ogni caso diamo la precedenza ai gruppi che chiedono ospitalità nella nostra casa, prestandoci anche per l'animazione di incontri e ritiri spirituali.

Vogliamo soprattutto essere una comunità aperta, generosa e attiva nel servizio e nel donarci a tutti attraverso molte iniziative come: incontri e ritiri per giovani, visite e celebrazioni nelle parrocchie, accoglienza dei migranti, conferenze di formazione alla globalità e di testimonianza di vita, mostre missionarie, ecc.

Venite a visitarci!

Adriano Meroi Ponte di Bene con la Sierra Leone

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La provvidenza di un incontro: Adriano Meroi

Raccontare Adriano Meroi è parlare di una persona buona, gentile, ma soprattutto di grande umanità.

Era stato dirigente d’azienda e all’indomani del raggiungimento della sua pensione aveva subito deciso di dedicare parte del suo tempo alla solidarietà per aiutare i bisognosi- La provvidenza gli aveva fatto incontrare i Missionari Saveriani, dove aveva conosciuto p. Carlo di Sopra, carnico di Rigolato, missionario in Sierra Leone.

Quella conversazione senza se e senza ma aveva maturato in Lui il desiderio di partire subito per quei paesi. Dopo aver comprato il biglietto aereo arrivò puntuale in Sierra Leone. Con P: Carlo trascorse alcune settimane incontrando persone e conoscendo le necessarie realtà e bisogni di quella missione a Kabala. Rientrato in Italia e maturato nel suo cuore il proposito di rendersi utile iniziò a elaborare un progetto trasformando la sua casa in laboratorio. In questa sua avventura cercò di coinvolgere alcuni giovani e fondò una Onlus chiamata “NOI e….” vedendo in quei puntini i poveri, i bisognosi, gli ultimi che aveva incontrato e che desiderava aiutare. A Kabala nella missione di p. Carlo fece costruire un nuovo capannone-officina efficiente e attrezzata. Aveva imboccato la strada giusta e aveva raggiunto con grande soddisfazione i suoi obiettivi.

Il suo entusiasmo aveva coinvolto spontaneamente tanti amici e conoscenti.

Bisognava ora pensare anche ai containers e Adriano non aspettò di farli arrivare. Il cortile spazioso dei Missionari Saveriani era proprio ideale per poterli installare e, un po’ alla volta, riempire con tutto il materiale necessario ed utile: strumenti di lavoro, pezzi di ricambi, fili elettrici, generatori di energia, trattori, biciclette, attrezzi agricoli…. Con il passa parola tra amici e conoscenti l’iniziativa ha preso consistenza e molto materiale dismesso, ma ancora efficiente, giungeva ed era sistemato presso i Missionari Saveriani, dove Adriano aveva montato un centro di raccolta e di lavoro. Amici specializzati nei lavori ripassavano e ricondizionavano tutti i materiali per inviarli in Sierra Leone, dove persone povere e in stato precario avrebbero incontrato occupazione e mezzi di lavoro, dalla meccanica all’agricoltura.

In questa bella ed umana iniziativa Adriano ha voluto coinvolgere anche le famiglie di questi amici, promovendo cenette-incontri per comunicare certe situazioni e per raccogliere fondi e aiuti per il lavoro di revisione e naturalmente per l’invio dello stesso materiale. Tutto questo ha dato ancora più vita ai suoi giorni, finché le forze gli hanno permesso, convinto che il bene sempre e tutti lo possiamo fare e sempre porta frutti di gioia e di fraternità.

(P. Lorenzo e Rita)

TESTiMONIANZA DI P. CARLO DI SOPRA

In Sierra Leone si era negli anni subito dopo la guerra: tutto da ricostruire. Durante una delle vacanze in Italia incontrai Adriano per la prima volta nella nostra casa di Udine. Non fu una lunga conversazione, Volle sapere qualche cosa della missione dove lavoravamo noi saveriani e mi fece una promessa: “Verrò presto a trovarvi”. Ed infatti lo stesso anno, a distanza di pochissimi mesi, apparve qui in Sierra Leone. Sì, rimasi un poco sorpreso che tra il dire e il fare ci fosse di mezzo un mare così stretto per Adriano. Qui, fin dal giorno della sua visita che durò poco più di un paio di settimane, partecipava in tutto quello che si faceva in missione, incominciando con la molto apprezzata messa al mattino presto che a Kabala era anche ben partecipata da gente di tutte le età. Si mescolava particolarmente bene con i giovani che pre-sto lo considerarono uno di loro nonostante la lingua. Voleva sapere tutto della missione ed era entusiasta del lavoro che si faceva. Apprezzava soprattutto lo sforzo di formare le nuove generazioni sia nelle scuole come e soprattutto in parrocchia nei vari gruppi. Aveva però in mente il lavoro. Cosa faranno questi giovani una volta finita la scuola? Cosa possiamo fare per aiutarli? Certo lui vedeva che ci sarebbe stato bisogno di agire in grande, creare fabbriche, sviluppare l’agricoltura, migliorare la viabilità, ma si rendeva anche conto che non era alla nostra e alla sua portata. Nei suoi giri attorno alla missione pero, notò presto la presenza di un meccanico che lavorava pratica-mente sulla strada senza il minimo di spazio e di struttura, né per le macchine né per gli attrezzi. Per lui fu come percepire una chiamata. C’era del terreno nello spazio della missione ed incominciarono incontri anche con il vescovo ed i locali per vedere se si sarebbe potuto realizzare una officina meccanica. Adriano ci mise l’anima. Raccolse i soldi, realizzò la costruzione, mandò un container con attrezzi e macchinari di prima necessità. In seguito dopo che l’officina aveva inco-minciato a lavorare, la ampliò e rimase in contatto con Tamba, il meccanico. L’officina è in pieno funzionamen-to ed oltre ad aggiustare macchine, ha provveduto a formare anche una ventina e più di giovani che erano stati bambini-soldato durante la guerra e che ora si sono messi in proprio, dopo aver imparato il mestiere da Tamba. Il suo progetto era più grande. Volle infatti che costruissimo una casetta vicino alla casa della missione per possibili volontari che venissero dal Friuli per sviluppate il progetto di “dare lavoro” alla gente. Non fu possibile e gli pesò il fato che non fosse riuscito a trovare dei giovani che continuassero quello che lui aveva iniziato. Ma era un uomo di fede ed aldi là di quello che poteva realizzare o meno cercava sempre di capire quello che Dio volesse. Fino all’ultimo incontro comun-que, un anno fa, non aveva smesso di sperare e di ‘spingere’, organizzando incontri, pranzi e cene, anche a casa sua per vedere se c’era una via per continuare. Qui in Sierra Leone c’è un detto: “Se fai del bene, il bene ti seguirà”. Siamo tutti sicuri che così è per Adriano!

Padre Carlo Di Sopra,Fadugu, 26 febbraio 2021.



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