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Cavalcano cavalli di cartapesta nelle giostre. Girano dalla stessa parte con una musica di sottofondo. Le notti migranti non assomigliano in nulla a quanto già visto. Si visitano come amici che hanno qualcosa di nuovo da dirsi. Bivaccano accanto alla statua della libertà. Si accontentano di un posto nelle stazioni delle compagnie di trasporto. Si rincorrono tra le storie buttate alla rinfusa tra i bagagli dello spedizioniere. Le notti cominciano presto e finiscono ancora prima di cominciare. Possono cambiare di destinazione se l'occasione si presenta.

Ricordano le poche promesse non mantenute dietro falso giuramento. Le notti migranti immaginano luci lontane sulla costa.

Malo Malo è partita per cercare sua figlia nel Mali. L'ha persa per molti anni. Ora che l'ha ritrovata non la vuole più abbandonare. Lei è rifugiata dal Congo nell’epoca del maresciallo Mobutu. Dei figli avuti altrove solo la più piccola è rimasta con lei. Le sue notti di esilio a Niamey passano a stento. Con un lavoro precario e la camera contesa dall'altra famiglia del Congo. Rifiugiati pure loro dalla guerra contro il tempo. E' partita da qualche giorno per riportare sua figlia a casa. Saputala malata  e trascurata ha messo insieme i debiti del viaggio. Teme che sua figlia finisca come sposa schiava della famiglia di suo padre. Ha chiamato di notte perché i soldi del ritorno sono finiti. Si spostano senza fissa dimora. Le notti non possono fare a meno di camminare. Si allontanano dalla meta e non si avvicinano a niente. Si lamentano tra loro delle distanze da percorrere. Conoscono poco o nulla le geografie dei confini. I tempi di percorrenza variano a seconda delle circostanze. Evitano di farsi identificare per un senso di pudore mai sopito.

Le notti migranti sono abitate da ricordi con nomi di ventura. Si sporgono le paure che durante il giorno sono tenute a bada.

Gli anni transitano come bagagli sui nastri senza che nessuno li raccolga. Le notti sono una tregua che somiglia a un’armistizio. Il coprifuoco si decreta ogni giorno all’alba. Mariam è partita da Accra per cercare sua madre in Libia. Non la vede da tre anni e suo padre la vuole dare in sposa a chi non l’ha scelta. Nel frattempo studia da giornalista all’università Wisconsin. Poi diventa cristiana col  nome di  Mariam. Passa 4 notti nell’hotel del quartiere di Dar Es Salam di Niamey. Finiscono i soldi del viaggio. La frontiera con la Libia è sbarrata dalle armi e dai suoi 19 anni. Di madre libica e padre mandingo della Guinea. Un volto sorpreso dal destino che la porta in Nigeria dallo zio. Dalla Libia, dopo le vacanza, vuole andare in Italia per stare in pace. Passa l’ultima notte a Niamey prima di tornare da sua madre inseguendo la Nigeria. Partono senza avvisare.

Le notti dei migranti evitano di salutare prima di salpare. Inaffidabili come la vita che pensavano di trovare lontano da casa.

Popolano le periferie dei centri di transito che riflettono le architetture del mondo. Rasentano con pazienza le civiltà di cartone che chiudono le porte. Aspettano il turno per imbarcarsi casomai si liberasse un posto in piedi. Le notti  passano in fretta come sono arrivate. Clandestine per decisione presa altrove. Fanno poche domande perché le risposte le hanno deportate o espulse di giorno. Tornano indietro solo se non possono farne a meno. Sono notti insonni che le favole e i proverbi fingono di sognare. Ali Diallo è partito da Conakri e cercave se stesso. Si è insabbiato prima ancora di arrivare ad Agadez. Una strana malattia lo spinge a tornare da suo padre che commercia oggetti smarriti. Koné è stato derubato in un taxi con la complicità dell’autista.

Ebanista di mestiere parte comunque in Algeria. L’idea di raggiungere l’Italia lo abbandona dopo poco. Il mare nasconde l’altra riva e la nostalgia dell’Atlantico lo vince. Torna in Costa d’Avorio due mesi dopo per intagliare le notti passate ad Algeri senza documenti. Sony si chiama come la marca pregiata dei giapponesi. Parte da Monrovia una notte che le stelle dormivano ancora. L’hanno informato che sua madre vorrebbe vederlo prima di morire. Chiede una coperta per passare la notte.

  • MAURO ARMANINO.
  • Niamey, maggio 2014.


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